IL CROZZISMO E LA SATIRAZIONE.

2 Novembre, 2016 | Autore : |
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Il crozzismo è un fenomeno che ha vari aspetti. In primo luogo, l’idea che un comico, un satirico, si trasformi nell’immaginario popolare in un maestro di pensiero, dimostra il potere della satira e del paradosso, sdoganando ogni forma di espressione irrituale, come manifestazione di idea politica. Quando Maurizio Crozza dice che chiedere ai parlamentari di ridursi lo stipendio è come chiedere a Rocco Siffredi di tagliarsi il cazzo, tanto per fare un colorito esempio di ciò di cui parliamo, esprime un’idea assolutamente evocativa, con parole adeguate, con una iperbole di sicuro effetto.
 
Nei mesi scorsi, anche in relazione a quanto avviene all’interno dell’avvocatura italiana, abbiamo provato a riflettere sull’uso del linguaggio in chiave di destabilizzazione politica. E’ ormai evidente che la credibilità della politica istituzionale, ammantata di decoro e anonimato, è ridotta ai minimi termini. Lo scarto tra il racconto di una realtà senza asprezze, asperità o scontri, e la vera condizione dei fatti, degli individui e dei gruppi, è diventato enorme e sempre più incolmabile, non riconducibile alle rassicurazioni della moderazione.
 
E’ anche vero che la satira può sfociare in una sorta di “satirazione“, ovvero nell’idea che il comico, con l’uso del paradosso, possa esprimere concetti iperbolici sempre veri, slegati dalla declinazione politica delle circostanze alla base delle problematiche sottese alla denuncia. 
 
Questo è senz’altro l’elemento deteriore del crozzismo, che porta il comico ad essere visto come il denunciatore dell’occulto, celato dalla retorica istituzionalizzata, ma accomuna nelle iperboli ogni forma di agire, favorendo il qualunquismo. 
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Il rischio della “satirazione” del ragionamento diventa così che “abbasso tutti” sia l’unico scopo concreto del paradosso. Quando ciò avviene, il giullare non è più elemento utile ad un avanzamento nella coscienza popolare, ma assume la veste di catalizzatore delle frustrazioni collettive e può utilizzare lo strumento della “satirazione” per svilire e mettere in ridicolo la creazione di movimenti che mirano ad affrontare e risolvere le crisi.
Il satirico a quel punto entra ed esce a proprio piacimento dal dovere che ha la politica di offrire soluzioni strutturate, che superino gli slogan, ed assurge ad una dimensione metapolitica: l’idealizzazione della denuncia compulsiva e totalizzante rende il comico una sorta di hater di professione, che diventa parodia del bene e rende di fatto totalmente indistinguibile il male.
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Per “satirazione” si può dunque intendere quella forma di deterioramento che priva la satira della sua capacità di critica e trasforma il satirico in un ulteriore elemento stabilizzatore del sistema, attraverso l’annullamento del discernimento. In altri termini: il crozzismo, nella sua versione involuta, appare niente altro che una sofisticata forma di qualunquismo.

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