MORRA E LA MORRA

22 Settembre, 2020 | Autore : |

Caro Senatore Morra,
considerata la Sua formazione (alludo alla Sua laurea in filosofia ed al mio tributo – sulla fiducia in capacità di analisi – per chi può vantare tal titolo accademico), le Sue esperienze professionali anteriori a quella politica (insegnava al Liceo, se non erro), le Sue cariche attuali (Lei è Vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali e Presidente della Commisione Parlamentare Antimafia)… beh, non mi aspettavo un’uscita post-elettorale come questa:
“Nel 1996 in Italia avevamo 87mila quasi iscritti all’albo degli avvocati. Nel 2019 erano 245mila, quasi tre volte quelli di 23 anni prima. Con una popolazione italiana che è aumentata nel frattempo di poco più del 5%. Facciamoci qualche domanda. Forse capiremo perché abbiamo qualche problema nell’amministrazione della giustizia”.
La domanda che il popolo italiano pare invitato a farsi è palesemente “suggestiva” (traduzione per i non addetti ai lavori: domanda che suggerisce la risposta). La risposta suggerita è “abbiamo qualche problema dell’amministrazione della giustizia” perché gli avvocati sono, negli ultimi 25 anni, cresciuti in misura esponenziale.
Senatore Morra, scusi, come diceva il film: “che fa, allude?”.
Eh no, caro Senatore. Lei non è un quisque de populo. Lei ha il dovere di dire la verità e di dirla fino in fondo. Non è la bandiera del Suo Movimento, del resto?
La aiuto, Senatore, offrendoLe non argomenti di pura fantasia o di seduzione elettorale. Ma argomenti solidi: vengono dalla Cassa Forense, non li tiro fuori come il coniglio dal cappello della prestidigitazione politica.
Secondo Cassa Forense (Rapporto Censis 2016), “l’incontrollato e abnorme aumento del numero di avvocati in Italia sembra essere un fenomeno ormai appartenere al passato. Negli ultimi anni si è notato, infatti, un calo della dinamica di crescita degli avvocati. Difatti, i dati indicano che il tasso medio annuo di crescita dell’ultimo quadriennio 2013-2017 mostra livelli estremamente contenuti e comunque inferiori al 2%, mentre alla fine degli anni novanta i tassi di crescita medi superavano il 6% con punte massime del 9-10%. L’avvocatura cresce pertanto in maniera contenuta (…)”. Rapporto Censis 2019: “dal 2000 in poi, il numero degli iscritti agli albi forensi è sempre cresciuto, sebbene con tassi d’incremento via via più contenuti: se nel 2000 la variazione degli iscritti rispetto all’anno precedente era stata pari all’8,7%, l’ultimo dato registrato – fra il 2017 e il 2018 – vede un incremento pari allo 0,3%”. “Il numero degli iscritti e il corrispettivo reddito medio, nei diciotto anni considerati, mostrano linee di tendenza con un’inclinazione costantemente negativa, segno di un fenomeno di saturazione della dinamica quantitativa dell’accesso alla professione e, dell’indebolimento delle opportunità di crescita economica che condiziona in maniera specifica alcune componenti della professione, ma che riguardano, in generale, la professione nel suo insieme”.
Si documenti, Senatore Morra.
Si rimangi, cortesemente, l’evidente allusione al fatto che sarebbero dunque gli avvocati ad intasare, per scopi di puro lucro personale ovviamente, il canale giustizia. Rifletta meglio su altro fatto: che, forse, tutto dipende dal fatto che questo è un paese in cui la cultura dell’illegalità, dell’ignoranza e della prevaricazione si è fatta tanto “cifra distintiva” da rendere inevitabile il ricorso alla magistratura.
E prima di parlare di problemi della Giustizia (sui quali, ohibò, tace il Ministro competente. Ma meglio darsi una mano, no?), assuma qualche miglior informazione: Lei ha una – pur pallida, magari solo per sentito dire – di quanto gli avvocati stiano, oggi più che mai nello sfascio conseguente al lockdown pandemico, facendo, ove possibile, ricorso agli strumenti ADR?
E poi: Lei ha una vaghissima (sarebbe già sufficiente) idea del fatto che, in un paese che non offre degna occupazione, alcuni – moltissimi – hanno scelto, anziché di vivere alle spalle dello Stato, di lavorare in proprio, di prendersi dei rischi?
Visto che, con una decontestualizzata informazione (per ovvio fine di propaganda presso il Suo elettorato), sciorina numeri a casaccio (con opportuna estrapolazione di fonte Cassa Forense), Le domando io: ha una pallidissima idea della ragione per cui sempre più donne confluiscono nel mondo delle professioni, in primis in quello dell’avvocatura? Ha conoscenza del fatto che la facoltà di giurisprudenza registra, da anni, un sempre minore numero di iscritti perché la professione non esercita più, sui giovani, alcun fascino viste le difficoltà di accesso alla professione, alla giustizia e l’eccesso di prelievo fiscale e previdenziale?
Caro Senatore Morra, sa qual è, a mio avviso, la tragica, inattesa verità emersa sulle reali ragioni dei problemi del comparto Giustizia? Che non c’entrano né i magistrati, né gli avvocati: ma i ruoli amministrativi.
Quindi, caro Senatore Morra, riveda la Sua “uscita”: inaccettabile da parte di chi, come Lei, ricopre tanto delicati incarichi. Boutade “riempipista” dal preoccupante sapore “Erdogan”.
Vede, la classe forense è – notoriamente – assai poco coesa. Ma, stia sicuro, pronta a ritrovare compattezza totale di fronte a ciò che, nel Paese, state ponendo sciaguratamente in essere.
E, magari, delle Sue suggestive (in senso tecnico forense) allusioni e filosofiche riflessioni sistemiche, voglia – prima di affidarsi ai social – confrontarsi con il Ministro Bonafede. Che, comunque, ho ragione di ritenere che, per quanto sia, ne sappia molto, molto più di Lei.

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