BARRIERE ARCHITETTONICHE NEI LUOGHI DI GIUSTIZIA

3 Agosto, 2017 | Autore : |

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, dal Dott. Angelo Rogondino

 

Oggi voglio affrontare assieme a voi, miei cari colleghi di N.A.D , un argomento molto interessante che mi vede in prima linea da diverso tempo e tentare di dare alcune possibili soluzioni ad un fenomeno che affligge il nostro mondo ed anche qualsiasi cittadino che si rivolga a professioni o uffici di giustizia: le barriere architettoniche nei luoghi di giustizia. L’art.1 della L. 104/92 definisce le barriere architettoniche,qualsiasi elemento costruttivo che limiti o che renda difficili gli spostamenti o la fruizione di servizi di servizi pubblici. Limitare la presenza di barriere è compito dello Stato  come previsto in Costituzione agli articoli 2 e 3 della Costituzione. In un ipotetico mondo perfetto potremmo ritenerci soddisfatti se davvero fosse così, ma sappiamo benissimo che così non è purtroppo.  Quante volte sarà capitato di entrare in Tribunale e vedere scale insormontabili,senza rampe per i disabili o ascensori destinati ai disabili che non funzionano. Uffici giudiziari off-limits per i disabili c’è ne sono in ogni parte della penisola, eppure tutto passa sotto traccia purtroppo come se il problema non ci riguardasse mai in prima persona eppure cosi non è, infatti una sentenza della Corte Costituzionale del 1997 afferma che “i problemi dei diversamente abili non sono solo problemi del singolo individuo ma di tutta la società”  cosi nei fatti non è. Perché se così fosse un disabile in carrozzina non avrebbe problemi a  trovare uno studio legale accessibile, già perché anche gli studi legali dovrebbero essere fruibili da soggetti con disabilità. Mi sono chiesto cosa fare per cercare di risolvere il problema e cosi insieme a voi,colleghi, vorrei provare ad offrire delle soluzioni concrete. Di certo una prima soluzione per far emergere il problema, sarebbe quella di sensibilizzare e coinvolgere in questa battaglia di civiltà – giuridica gli avvocati i giudici gli ordini professionali,attraverso assemblee,manifestazioni. Un’altra soluzione auspicabile sarebbe lo stanziamento di somme da parte dei rispettivi ordini professionali a tutti gli avvocati inscritti all’albo, vincolato all’utilizzo di tali somme per l’abbattimento negli studi legali, la stessa cosa potrebbe avvenire a livello centrale, prevedere che il ministero si doti di finanziamenti per poter adeguare i Tribunali e gli uffici giudiziari alle norme in  tema di  abbattimento  delle  barriere architettoniche,tutt’ora vigenti. Il problema delle barriere architettoniche riguarda tutti e resto convinto che solo unendoci insieme potranno cambiare le cose perché  “i problemi dei diversamente abili non sono solo problemi del singolo individuo ma di tutta la società”.

 

Praticante.Avv.

Dott. Angelo Rogondino

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