SCOPARE CON IL MARITO O LA MOGLIE DI UN/UNA COLLEGA E’ ILLECITO DEONTOLOGICO?

11 Febbraio, 2018 | Autore : |

 

Nei giorni scorsi, in una delle discussioni che abbiamo tra dirigenti di Nuova Avvocatura Democratica, ho ringraziato tutti gli amici del direttivo e dei direttivi di sezione di Napoli e Nola, per l’abnegazione con cui mi sopportano. Ci siamo soffermati sul senso di un agire che impone all’associazione di muoversi in modo totalmente avulso da quanto sia stato fatto in precedenza, abbiamo ragionato di “comfort zone” e di prospettive, ma anche di ipocrisia e di come lavorare, nei prossimi cinque anni, per costruire una diversa deontologia dell’avvocato.

La mia posizione personale è naturalmente tra le più radicali del gruppo, ma non credo sia particolarmente diversa da quella della maggioranza dei soci di NAD. Ci siamo chiesti infatti se scopare con la moglie di un collega costituisca un illecito deontologico e la discussione è stata davvero interessante. Certo, a prima vista il titolo di questo post, urticante e forte, richiamerà la solita massa di malriusciti ed ipocriti avvocati, ma correremo il rischio. La domanda è legittima. Se infatti l’avvocato, anche nel privato, deve avere comportamenti improntati alla lealtà, come la mettiamo con quello che scopa con la moglie o il marito di un collega? Si mantiene la lealtà, la colleganza, la correttezza deontologica, quando ad un collega gli si scopa la moglie o il marito?

Naturalmente queste domande non se le vuole fare nessuno. Orde di bestie, di falliti, di soggetti privi di valore e valori, sono pronti a gettarsi, come pescecani, su tutto ciò che possa richiamare l’attenzione ed il pettegolezzo, ma quando si tratta di affrontare la natura della deontologia codificata, la sua attualità, la capacità di quegli atteggiamenti anonimi di far rima con i valori, allora scappano tutti.

Massimo Troisi diceva: “cca pare ca o’ napulitano nun pò viaggià… pò sul emigrà…” ovvero “qui sembra che il napoletano non possa viaggiare, ma solo emigrare”. Era un modo per prendere in giro gli stereotipi sul napoletano che si trovasse fuori Napoli, ad inizio degli anni 80.

Io credo che oggi la nostra deontologia codificata sia una parodia. L’avvocato non può bere, non può giocare d’azzardo, non può avere vizi, non può dire parolacce, non può fare nulla di sconveniente, non solo nell’esercizio della sua professione, ma anche quando si trova ad essere semplice e privato individuo. Ciò perché l’avvocato è SEMPRE avvocato e deve essere SEMPRE decoroso.

Ho capito. Eureka! Ci sono! Per rispettare il decoro e il codice deontologico l’avvocato può scopare con la moglie o il marito di un collega, ma solo se entrambi indossano la toga.

Penitenziagite. Downshifting is the way.

Avv. Salvatore Lucignano

 

 

 

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