NESSUN DUBBIO: E’ UN FLOP

23 Dicembre, 2016 | Autore : |

Gli avvocati italiani, da circa un anno, pagano un giornale. E’ passato infatti un anno da quando la Diritto e Ragione S.r.l., società amministrata da Mr. X, anche detto “la testa di legno di Mascherin”, si è lanciata nell’avventura editoriale finanziata dagli avvocati italiani. Il Presidente Mascherin del resto era convinto che l’operazione avrebbe avuto risvolti importanti per i finanziatori, tanto da pretendere che noi tutti la sostenessimo economicamente. Gli obiettivi dichiarati pubblicamente sono stati chiari:

 

1. rivolgersi alla cittadinanza, offrendo un prodotto editoriale non autoreferenziale;

2. contribuire a combattere il giustizialismo italiano, ripercorrendo le orme di un altro famosissimo giornale: “Il garantista”, anche quello diretto da Piero Sansonetti, ed anche quello giustamente fallito;

3. costruire una rete di osservatori, all’interno dei singoli Fori italiani, coinvolgendo nell’operazione i Consigli dell’Ordine degli Avvocati, in grado di suggerire notizie da far sviluppare al giornale;

4. riequilibrare lo strapotere del mercato, affermando il primato dei diritti.

 

Ebbene, nonostante la vicenda sia stata seguita dagli avvocati che ne coglievano le implicazioni politiche, mentre è rimasta sostanzialmente estranea all’attenzione della stragrande maggioranza dell’avvocatura italiana, ad un anno dall’avvio del progetto rivoluzionario (in una delle pagine web riconducibili ai nostri eroi si legge “Con il Dubbio comincia l’informazione”, praticamente un big bang della filosofia occidentale), già si può tracciare qualche bilancio, confrontando i risultati raggiunti con gli obiettivi dichiarati.

1. La diffusione del quotidiano tra i cittadini.

Già, quanto è diffuso il giornale degli avvocati tra i cittadini italiani? Quante copie vende? A un paio di mesi di distanza dal lancio in edicola del quotidiano, il Consiglio Nazionale Forense, nelle vesti di mero supporter di una iniziativa estranea all’Organo (recentemente infatti è stato dichiarato che l’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione dell’Avvocatura Italiana, retta da un certo Andrea Mascherin, Presidente del Consiglio Nazionale Forense), produsse un comunicato sul proprio sito istituzionale, con il quale si dichiarava assai soddisfatto dell’esordio del giornale. Poi? Più nulla. “Il Dubbio” è scomparso, mai censito dalle statistiche ufficiali che analizzano la diffusione di quotidiani e periodici, ed il CNF non ha diramato altri bollettini sulla conquista della cittadinanza.

 

Le domande dunque sarebbero lecite: quante copie vende “Il dubbio” ai cittadini italiani? Quanti abbonati ha conquistato, se si escludono quelli realizzati dai Consigli dell’Ordine, su “sollecitazione” dell’avvocato che decide sui ricorsi elettorali relativi alla permanenza, all’interno dei Consigli, di coloro che decidono se abbonare o meno gli iscritti appartenenti al proprio Foro? Domande a cui, siamo certi, il CNF risponderebbe in tempi rapidissimi: due o tre anni.

 

2. La lotta al giustizialismo italiano.

Sarebbe bello che Andrea Mascherin, che notoriamente con “Il Dubbio” non ha niente a che vedere, chiedesse all’editore del giornale, ovvero a se stesso, cosa abbia ottenuto l’avvocatura sul punto, posto che questo sia davvero un obiettivo politico della categoria, dato che al XXXIII Congresso Nazionale Forense, il Sig. Mascherin e i suoi sgherri avrebbero impedito di discutere una mozione che parlasse di giustizialismo e stampa, definendola, con decisioni illegittime e procedure arbitrarie (impugnate dal delegato Giovanni Bertino e ne vedremo delle belle, anche lì… n.d.a.), non attinente al Congresso. Speriamo dunque che il padrone della professione forense, l’uomo che nel dicembre del 2015 si è fatto uno stipendio di 90 mila euro con i soldi dei finanziatori del “Dubbio”, informi i suoi rappresentati dei progressi che il suo giornale, del quale lui non sa nulla, sta compiendo, in merito al giustizialismo italiano. Sarebbe bello ottenere una relazione del CNF sul punto, magari firmata da Andrea Mascherin. Una bella relazione, di venti paginette, che dimostrino all’avvocatura italiana che il nostro sappia scrivere, circostanza della quale, visti i suoi precedenti, mi permetto fortissimamente di “dubitare”.

 

3. La rete delle sentinelle dei diritti violati, by COA.

Che ne è stato? Dove sono finite quelle piccole vedette forensi che dovevano “passare” al giornale degli avvocati (no, il suo direttore disse che non è degli avvocati… continuo a sbagliare… noi avvocati ci limitiamo a pagarlo, devo ricordarmi che il giornale è di Sansonetti, Mascherin e Orlando, accidenti a me!), le notizie su cui costruire il contatto tra il giornale pagato dagli avvocati e gli avvocati? Quanti sono? Chi sono? Quali sono i rapporti che hanno con la redazione del “Dubbio”? Quando e dove si incontrano? Magari nella sede del giornale, a Via del Governo Vecchio? O in quella del Consiglio Nazionale Forense, a Via del Governo Vecchio? O al Ministero della Giustizia, a Via del Governo Vecchio?

A casa di quale dei tre soci in affari si incontra “la rete” che il direttore del Dubbio pronosticava come elemento di osservazione delle realtà giuridiche locali? Sotto quale delle tre carte si trova la pallina? Mascherin, Orlando o Sansonetti? E il gioco delle tre carte, non è vietato dalla legge?

4. Il mercato e i diritti.

Quando ho fatto istanza di accesso agli atti e ho svelato agli avvocati italiani i retroscena dell’operazione concordata tra Mascherin e Sansonetti, ho pubblicato i documenti che svelavano come i main sponsor che Sansonetti frequentava, nelle sue precedenti e gloriose avventure editoriali (tutte o quasi fallite, con giornalisti licenziati, non pagati o sottopagati, e risultati editoriali più o meno nulli), fossero quasi tutti dei potentati economici, assai avvezzi alla frequentazione del mercato. A distanza di un anno dal lancio del progetto editoriale, nulla si sa di sponsor e pubblicità, nulla è stato comunicato dal CNF sul punto e sulle pagine del giornale non compare pubblicità, nonostante un certo Sansonetti avesse dichiarato, al lancio del suo mirabolante e temerario progetto, che gli abbonamenti sottoscritti coattivamente dagli avvocati italiani sarebbero serviti a consentire al giornale di introitare pubblicità, che contribuisse a non gravare sui finanziatori (cioè noi avvocati), una volta superata la fase di startup.

Ebbene? Che notizie ci dà l’editore? E l’amministratore delegato della Diritto e Ragione S.r.l.? A proposito, c’è qualche avvocato in Italia che sappia come si chiama? Suvvia, a Natale potrebbe diventare un gioco di ruolo, da sostituire alla tombola. Offro un solo indizio: lavora a strettissimo contatto con l’avvocato Carla Broccardo.

 

Quasi due milioni di euro di finanziamento pervenuto, a vario titolo, dagli avvocati italiani, solo per il lancio ed il primo anno di attività. Zero copie vendute ai cittadini. Quasi zero copie vendute agli avvocati. Una distanza quasi ostentata, e comunque rivendicata dal suo direttore, dall’avvocatura. La totale assenza di avvocati di base o non allineati ai desiderata del padrone del giornale, tale Mascherin Andrea, dalle sue colonne. Una propaganda politica smaccatamente governativa, oscillante tra il renzismo d’occasione e la difesa delle ragioni di Andrea Orlando, uno dei tre padroni del giornale, ed ideatore del progetto, assieme ad un Consigliere di amministrazione della società editrice che lo pubblica, di nome Andrea Mascherin. Società di comodo, scatole cinesi, leggi violate, con la connivenza e l’omertà del Ministero della Giustizia. Stipendi generosi assegnati a giornalisti compiacenti ed una serie di interviste a personaggi politici della prima Repubblica, che hanno avuto l’ultima erezione della loro vita persino prima di qualche decano del CNF che ha fatto da padrino agli attuali padroni.

 

 

Sudario.

 

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