CNF: CHI PAGA? PANTALONE, OVVERO NOI.

3 Gennaio, 2017 | Autore : |

Una delle tante storie diffuse dal regime dell’istituzionalizzazione forense è che le attività volte al sostegno della cupola e delle istituzioni rivestano un impatto limitato sulle tasche degli avvocati italiani. E’ una percezione che la cupola, con la complicità di una categoria sciatta ed incapace, ancora riesce a propagandare. In fondo i bilanci del regime sono uno di quegli argomenti “scomodi” e fastidiosi di cui gli avvocati italiani non vogliono sentir parlare. Abituati a versare il pizzo, ogni anno, senza farsi troppe domande, sono in pochissimi a rendersi conto del profondo legame tra abusi di potere e denaro, che consente al Consiglio Nazionale Forense, espressione apicale del regime, di truffare gli avvocati italiani, facendo al contempo il bello ed il cattivo tempo.

 

Se la gestione Alpa aveva avuto maggiore pudore nel nascondere gli affari e la spartizione della torta, contando sulle fonti di utilità mediate garantite dai potentati economici e finanziari “amici” dell’avvocatura che conta, con l’arrivo al CNF del nuovo padrone, il friulano Andrea Mascherin, la situazione è radicalmente mutata. I padroni dell’avvocatura infatti non si sono più accontentati della visibilità, dei favori della politica, dei contatti e delle entrature che le cariche apicali del regime ordinistico hanno concesso ai propri esponenti, ma hanno sferrato un ulteriore attacco al patrimonio degli avvocati italiani, appropriandosi direttamente ed arbitrariamente di nuove fonti di reddito, ovviamente a spese dei contribuenti, cioè… degli avvocati.

 

L’opacità e i privilegi che hanno sempre accompagnato i ruoli di comando, hanno ceduto il posto alla rivendicazione formale del denaro. “Pochi euro”, minimizzano i soldati dei padrini. In realtà non si tratta affatto di pochi euro, ma di fiumi di denaro, che mostrano, dati alla mano, come la gran parte del bilancio del Consiglio Nazionale Forense serva a finanziare… se stesso… le proprie indennità, i gettoni di presenza, le spese di missione, rappresentanza e il giornale privato che Andrea Mascherin ed Andrea Orlando si sono regalati, facendo partecipe del dono, pagato a spese nostre, quell’illustre intellettuale garantista, stipendiato con 60 mila euro all’anno, che risponde al nome di Piero Sansonetti.

 

Quanto incide la paccottiglia di regime, l’anello nuziale, la merce di scambio tra Andrea Mascherin e Andrea Orlando, sulle tasche degli avvocati italiani? Ed ancora, poiché le due domande sono strettamente collegate, quanto incidono la propaganda e gli stipendi dei Consiglieri Nazionali, in proporzione alle risorse del bilancio del Consiglio Nazionale? Ecco, se gli avvocati italiani fossero professionisti seri, queste analisi non sarebbero ritenute le morbose curiosità di qualche astioso individuo da espellere dal sistema dell’istituzionalizzazione, ma visto che sugli abusi della cupola una intera categoria tace, io ho ritenuto varie volte di illustrare i dati, affiancando i numeri, perché tutti, ma proprio tutti, inclusi quei galantuomini che a Rimini hanno obbedito ai loro padrini, possano farsi due conti.

Partiamo dalle entrate: quanto entra nelle casse del Consiglio Nazionale Forense ogni anno e da quali entrate è composto il finanziamento dell’ente? Ci aiuta in merito il bilancio del 2015, dal quale si possono estrapolare questi dati:

Come si può facilmente notare, il Consiglio Nazionale Forense è finanziato con 8.121.000,00 euro annui, di cui 8.100.000,00, ovvero la quasi totalità dell’importo, è costituito dai contributi versati dagli avvocati iscritti all’albo e da quelli iscritti all’albo dei cassazionisti.

A fronte di questo volume di entrate, quali sono le uscite e a cosa servono?

Come si può notare, per il 2016 il Consiglio Nazionale Forense ha stimato uscite pari ad euro 9.470.000,00. Analizzando nel dettaglio queste uscite, si nota come la somma degli stipendi, indennità, spese di propaganda, pubblicazioni e “contributi a terzi”, che la nota di accompagnamento specifica essere i contributi versati dall’Organo alle fondazioni di cui è membro, possono essere così raggruppati:

  1. Spese per gli Organi dell’Ente: 2.200.000,00;
  2. Uscite per prestazioni istituzionali: 100.000,00;
  3. Contributi a terzi (tra cui la famosa FAI, Fondazione Avvocatura Italiana, controllante della Diritto e Ragione S.r.l., editrice de “Il dubbio): 2.500.000,00;
  4. Spese di rappresentanza e comunicazione: 300.000,00 (somma invariata rispetto al 2015, nonostante il lancio del nuovo progetto di comunicazione “Il Dubbio”);
  5. Spese per pubblicazioni: 100.000,00 (a fronte dei 150.000,00 euro spesi nel 2015, nonostante la nascita de “Il dubbio”).

 

 

Il totale della propaganda, degli stipendi, delle pubblicazioni e della rappresentanza speso dal Consiglio ammonta a 5.200.000,00 euro. Orbene, a fronte di entrate previste per 8.121.000,00 euro, il Consiglio Nazionale Forense ne spende 5.200.000,00 per le proprie esigenze propagandistiche e i propri benefit. Il 64% circa delle entrate annuali del Consiglio Nazionale Forense è investito in queste attività.

 

Ciascun avvocato si chieda dunque se ciò che viene versato dalla categoria, trovi un ritorno nei benefici che rendono tali esborsi.

 

Veniamo però al dettaglio delle spese dell’impresa che, nel 2016, ha generato ben 1.599.000,00 euro di disavanzo, ovvero quasi il 20% degli importi prelevati dagli avvocati italiani.

Il Dubbio, stante alle previsioni fornite al Consiglio Nazionale Forense, è costato agli avvocati italiani, al netto di eventuali acquisti a titolo personale, almeno 1.774.000,00 euro.

Per comprendere di cosa si parla, senza pensare ai “pochi euro” versati dagli avvocati italiani per finanziare questi voraci approfittatori, si deve sempre far riferimento alla percentuale del bilancio destinata all’impresa. Ebbene, facendo sempre riferimento alle entrate stimate, “Il dubbio” è costato agli avvocati italiani quasi il 22% dei contributi versati al CNF. Il 22%. Oltre un quinto, quasi un quarto delle entrate versate dagli avvocati italiani al CNF, è stato destinato da quest’organo a finanziare “Il Dubbio”. Di questa montagna di denaro, usata per regalare un giornale a Mascherin, Orlando, alla Broccardo e a Sansonetti, queste sono le somme destinate a far mangiare i giornalisti amici di Mascherin, sempre con i nostri soldi, così come risultanti dal bilancio previsionale relativo al primo anno dell’epica impresa editoriale:

 

Proviamo a fare altri due conti. A tutti quei camerieri del regime che hanno detto, in questi mesi, che le vicende del Dubbio e delle indennità regalatesi dai Consiglieri Nazionali avessero un peso “modesto” sulla vita e le finanze degli avvocati italiani, cosa si può rispondere? E come? Semplice, basta sommare le somme destinate alle due voci e valutare quanta parte delle entrate sia dedicata a queste impellenti nostre necessità. Detto del 22% dell’importo destinato al Dubbio, i 2.200.000,00 euro che i Consiglieri Nazionali destinano alle proprie spese, rappresentano ben il 27% dei fondi in entrata. Complessivamente, il 49% dei soldi che gli avvocati italiani hanno versato nel 2016 al Consiglio Nazionale Forense, se ne sono andati per Il dubbio e per gli stipendi di Mascherin & soci. Con buona pace di chi parla di pochi soldi. La metà di quello che ogni anno versano gli avvocati, proiettando il 2016 come anno futuro, serve solo a dar da mangiare a Mascherin, alla Broccardo, a Sansonetti ed alla Azzaro, oltre che a tutto il resto della banda. Queste non sono opinioni. Sono numeri, cifre, dati ufficiali, che dimostrano come lo scopo principale della raccolta forzosa di denaro che la cupola del CNF sottrae agli avvocati italiani, ogni anno, serva solo ed esclusivamente a sollazzare se stessa. Pochi soldi? A voi le considerazioni del caso.

 

In tutto questo marasma di soldi, stipendi, giornali di amici ed amichetti ed affini, c’è il dato finale, della censura sulle magnifiche sorti del giornale governativo che il friulano, politico forense professionale, ha regalato al Ministro della Giustizia in carica (oddio, regalato è un termine inesatto, dato che lo pagano gli avvocati italiani ed il Ministro della Giustizia si sta ampiamente sdebitando con il suo benefattore…)

Ebbene, dopo il primo, trionfale ed improvvido comunicato del CNF sulle sorti del quotidiano che ha rivoluzionato l’informazione mondiale, sulle sorti della nuova, mistica e divina creatura di San – Sonetti è calato l’oblio. Attendiamo con fervida attesa che i dati di vendita di questo prodigio della stampa forense vengano aggiornati. Per ora sono fermi al 27 aprile 2016.

 

SUDARIO.

 

 

 

 

 

 

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