AVVOCATI SEMPRE IN GUERRA DI SOLDI E DI BOTTONI

2 Giugno, 2017 | Autore : |
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Un anno fa “Ilfattoquotidiano” dedicava un articolo a tutta pagina alla “guerra dei soldi” all’interno della nostra categoria. Oggi, a distanza di un anno, è sempre guerra dei soldi. Non sulle indennità di carica e sul giornale di Mascherin & Orlando, perché I COA, che vogliono essere protagonisti della politica forense solo quando si tratta di atteggiarsi a sindacalisti, per raccattare i voti, non hanno fatto niente per contrastare il CNF su queste gravissime azioni, bensì sui denari da versare ad OCF.
 
Il vero populismo che va di moda nell’avvocatura italiana e che non sarà per nulla facile estirpare prevede che le cose difficili non vadano spiegate, né affrontate.
“Mamma mia…ancora a parlare di rapporti tra CNF e OCF… ma noi abbiamo caldo…”
Inutile blandire questo atteggiamento: se vi fanno tutto quello che vogliono è perché voi vi meritate questo e molto altro, alimentando lo strapotere dei vostri padroni con la vostra indifferenza.
 
Non cercate scuse, non ditevi che dovete pensare a “Benaltro”, non puntate il dito contro gli altri: il vostro problema siete voi. Se resterete indifferenti, disinformati e pavidi, non pensate che l’uomo della provvidenza possa risolvere i vostri problemi.
 
Per molti avvocati l’assenza della rappresentanza politica della categoria non è un problema. In fondo, si pensa… non ce l’abbiamo mai avuta. Niente di più miope. Se siamo nella mota infatti, è proprio perché non abbiamo mai avuto la rappresentanza politica unitaria dell’avvocatura.
 
Certo, è possibile un modello basato sulla rappresentanza delle associazioni: c’è chi lo sta caldeggiando, senza peraltro avere la coerenza di rinunciare alla partecipazione al Congresso Nazionale Forense (magari è la stessa gente che dice che gli Ordini vanno aboliti, un attimo dopo essersi candidata, con esiti nulli, alle elezioni come Consigliere dell’Ordine).
 
Il problema della rappresentanza delle associazioni è solo metodologico: se vogliamo che il Congresso Nazionale scompaia e vogliamo affidare le rivendicazioni degli avvocati alle capacità delle singole aggregazioni politiche di portarle avanti, si deve mettere in conto che molto difficilmente un soggetto associativo, che si muova in un contesto frammentato, fatto di decine di associazioni, tutte in lotta tra loro, possa avere la forza e l’autorevolezza per imprimere al comparto giustizia i cambiamenti di cui necessita l’avvocatura.
 
Peraltro, chi vuole questo modello, coerentemente dovrebbe abbandonare il Congresso Nazionale Forense. Lo faranno mai? Scommettiamo di no?
Avv. Salvatore Lucignano

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