200 MILA AVVOCATI SU 242 MILA ESTRANEI ALLA POLITICA FORENSE: TUTTO OK?

8 Ottobre, 2018 | Autore : |

Le riflessioni dell’avvocatura libera all’indomani del XXXIV Congresso Nazionale Forense sono state assai negative. A tutti, persino agli avvocati meno “politicizzati”, è apparso chiaro che il Congresso è stato poco più che un rito di incoronazione per l’uomo che da quattro anni comanda tutti a proprio piacimento: Andrea Mascherin, Presidente del Consiglio Nazionale Forense. La disorganizzazione delle opposizioni di matrice democratica ha fatto il resto: manca un soggetto nazionale, forte e coeso, che possa indicare all’avvocatura ed alla società italiana un’alternativa impostata su elementi di parlamentarismo e democrazia inclusiva. In questo senso il risultato ottenuto da NAD, con la mozione n. 79, presentata dalla nostra Rosa Sposito, è tutto meno che marginale.

Notate l’esito del voto:
604 votanti.
78 favorevoli.
500 contrari.
26 astenuti.

Cosa vuol dire? Che i favorevoli alla democrazia, pur nel Congresso di Catania/Norimberga, ovvero in un congresso illegale, blindato, con delegati di diritto di stampo ordinistico, sono stati circa il 13% di coloro che si sono espressi. A qualcuno pare poco? A me no, pare una enormità, soprattutto considerando che i voti “scontati” per NAD erano 3, quelli dei nostri 3 delegati.

 

Il dato più preoccupante riguarda naturalmente la disaffezione e la distanza di tantissimi avvocati da questo regime. In pratica, su 242 mila iscritti all’albo, a parte che per l’elezione dei Consigli dell’Ordine circondariali, possiamo dire che gli avvocati che si recano al voto si attestano su percentuali che oscillano attorno al 20%. Abbiamo in pratica circa 200 mila avvocati, sui 242 mila iscritti all’albo, che non partecipano in alcun modo alla vita politica della categoria, delegittimando le istituzioni forensi, rendendole l’espressione di una cerchia ristretta, più che della nostra classe.

Naturalmente ai vincitori tutto questo non importa. A loro basta comandare. Se gli scontenti, i delusi, i sofferenti, non si recano al voto, magari dando forza ad istanze di cambiamento, molto meglio per loro. Il dato però dovrebbe far riflettere, anche sulle possibilità che un soggetto politico alternativo a quelli istituzionalizzati, possa parlare alla società italiana per conto dell’avvocatura libera. Più che cercare di cambiare la mente di persone che difficilmente si apriranno ad una visione democratica delle istituzioni forensi, dobbiamo provare a conquistare quella grande maggioranza silenziosa, sfiduciata, che ormai non crede nella politica forense.

La situazione di partenza non è disastrosa come gli esiti potrebbero far ritenere. E’ vero, siamo una piccola minoranza, divisa e frammentata, povera di mezzi ed ancora inconsapevole del proprio potenziale oppositivo, ma alcuni dati mi portano a credere che un’alternativa possa e debba esistere. Non sono solo i 78 voti dati all’ipotesi di Parlamento democratico proposta da NAD a farmi sperare. Ci sono anche i 158 voti contrari alla mozione n. 187, la cosiddetta “Malinconico”, dal nome del suo presentatore, a rappresentare un 26% dei delegati congressuali intervenuti a Catania, ad indicare che il plebiscito su un Congresso antidemocratico, asservito al Consiglio Nazionale Forense, non è stato in fin dei conti totalitario.

 

 

 

Certo, i 417 favorevoli all’ulteriore limitazione del Congresso Nazionale rappresentano il 69% della platea, ma se si tiene conto che il regime poteva contare sui 3/4 dei seggi assegnati alla lista maggioritaria, nelle singole elezioni circondariali, ci rendiamo conto che l’opposizione al sistema ordinistico, pur minoritaria, pur incapace di raccontare ai colleghi esterni una storia che rivaleggi con quella narrata dal regime istituzionalizzato, è un soggetto politico possibile.

L’astensionismo degli avvocati italiani è figlio di un regime autoreferenziale e della nostra incapacità di realizzare un Organismo politico unitario, formato da avvocati liberamente associati, che contrasti la decadenza del regime. Se la smetteremo di pensare alle piccole patrie, se uniremo gli sforzi, quel 26% di delegati contrari alla mortificazione della democrazia potrà essere la base di un movimento di resistenza e liberazione nazionale. Non possiamo impedirci di tentare, pena l’irrilevanza e l’annientamento di tutte le nostre istanze di veder nascere in Italia una nuova avvocatura democratica.

Avv. Salvatore Lucignano

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