ISMAEL’S VERSION

10 Febbraio, 2018 | Autore : |
Improvvisamente non sono più quello che ha “fatto a mazzate”. La verità è che io amo l’avvocatura, amo moltissimi colleghi, che oggi, con NAD sono diventati per me una seconda famiglia, ma provo profondo fastidio per “certi” avvocati. Il titolo di “certi” avvocati del resto, mi piace moltissimo. Mi ricorda “certi bambini”, romanzo prima e poi film, che raccontava la realtà delle baby gang e dei baby killer a Napoli, prima che i cercopitechi sapiens non sapiens scoprissero il mondo, con 20 anni di ritardo.
La verità è che sono cattivo, malerba, per citare il mio adorato Joker, e il cattivo è la copertura perfetta per tutte le nefandezze dei buoni. Intendiamoci, tra i buoni e i cattivi credo che i secondi si divertano molto di più. I buoni devono fingere, essere all’altezza di un sacco di cose, preoccuparsi di non deludere le aspettative.
 
Prendete me. Prendete la “Totally Unnecessary Decency”. No, dico… prendetela. No, perché Rachel non è più una bambina…
Ma stiamo divagando. Attraverso balzi da ghepardo, rapide sterzate, torniamo al punto, che poi è l’origine di tutto: lui lo aveva detto. Aveva detto che non era così, che non era stato lui, che non avrebbe mai accoppato il suo migliore amico. Nella prima edizione italiana del capolavoro di Mordecai Richler, un tomo da 1450 crediti formativi che gran parte degli avvocati buoni ignora, in copertina compare una foto dell’autore, ritratto da anziano. Nelle ristampe successive, a quella foto, è stata sostituita l’immagine di Richler, da giovane.
 
Non tutto è dato, né chiaro. Provo tedio, non posso negarlo, per la banalità del bene. Perché lo faccio? Semplice: sono cattivo.
Non pretendo che la sfravecatura legga Pirandello, sarebbe troppa grazia. In fondo, uno dei dogmi dell’intangibilità forense, al quinto emendamento, prevede che siamo tutti letterati e gli incolti sono sempre gli altri.
 
Noi avvocati siamo la versione riveduta e scoreggia de “gli altri siamo noi”. Il nostro prossimo non ci è poi troppo prossimo, ma magari… meglio il prossimo, e poi ancora, il successivo, fino a formare un cerchio, che torna alla partenza. E’ il gioco dell’io, quello del decoro, quello che non va all’inferno e non annusa i profumi proibiti, perché… se è proibito, un perché ci sarà pure, o no?
 
Penitenziagite. Downshifting is the way.
Avv. Ismael Cantor

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