COMFORT ZONE VS SUCCESS

10 Febbraio, 2018 | Autore : |

Oggi all’interno del gruppo tesserati discutevamo di costruzione di un sentire comune. A mio parere la comunicazione di NAD è molto efficace. Proponiamo dei concetti chiari: militanza, impegno, squadra, coesione. Riusciamo anche a dare il senso di una necessaria riflessione sull’avvocatura, che deve uscire da una visione di sé che non preveda mai una messa in discussione dell’Ordine Forense.
In questo senso NAD ritiene che uscire dalla quieta disperazione di un pensiero asfittico, decadente, che francamente ci ha anche rotto un pò le palle, sia necessario, doveroso, per poter parlare di avvocatura senza cadere nella retorica.

L’applicazione di alcune categorie di pensiero alla nostra classe è ormai superata dalla storia. Il mito dell’intangibilità, il mito del “volemose bene”, l’ipocrisia assurda per cui il privato che rileva nella deontologia vale solo per ciò che solletica la mente sordida di gente malriuscita, che vive di inciucio e putecarelle, ma non sfiora mai la sostanza, la carne viva dei problemi.

Sedicenti avvocati “intellettuali” che vivono succhiando risorse dei colleghi, atteggiandosi a snob, mentre tanti bravi colleghi annaspano, ma questo non rileva. Comportamenti privati improntati all’avidità, all’arrivismo, all’opportunismo, ma questo non rileva. Un decoro fatto sempre e solo di formalismi, che brucia, bandisce, soffoca la sostanza, consegnando alle cronache della nostra società una classe che non convince nessuno, a partire da se stessa.

NAD per l’avvocatura italiana è stata soprattutto questo: la rottura degli schemi, il bambino che indica le nudità del Re e lo fa necessariamente in modo folle, non replicabile, non assimilabile ai dogmi dell’ortodossia.
Oggi però, uscire dalla “comfort zone”, vuol dire disimparare, guardare al futuro con lenti diverse, provare ad incidere concretamente nelle cose, perché di parole confortevoli, alla lunga, si finisce per morire, seppure dolcemente.

Avv. Salvatore Lucignano

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