DA “MULLAH CONIGLIO” A “ONAN IL RA-BARBARO”

24 Febbraio, 2017 | Autore : |

 

Non mi aspettavo nulla dall’incontro tra una delegazione, composta tra gli altri dal nostro tesoriere nazionale, il collega Giuseppe Fera, e gli emissari della Cassa Forense, capeggiati da Nunzio Luciano. Conosco molto bene il regime istituzionalizzato e so che per questa gente essere trasparenti, onesti e disinteressati, è una forma di Seppuku non contemplata.

Non mi aspettavo nulla, lo confesso. Ero certo che le migliaia e migliaia di firme raccolte in tutta Italia, in poche settimane, che chiedono una Cassa Forense diversa, sarebbero state completamente ignorate. Sapevo che un modello gestionale che non si dedichi all’affare del “welfare attivo”, con i soldi dei colleghi, non poteva essere nemmeno preso in considerazione da chi, grazie a quel modello, prospera e si ingrassa.

Così è stato. Il Presidente della Cassa Forense si è limitato a parlare del solito mondo che non c’è, delle meraviglie dei computer che ci dona (con i soldi nostri) e delle pensioni che paga agli anziani colleghi (sempre con i soldi nostri). Non una parola sulle richieste degli avvocati, imbarazzanti e profondissimi silenzi sulla trasparenza degli atti dell’Ente, oltre qualche pittoresca e pindarica evoluzione, allorquando si è arrogato il merito di non aver condotto la nostra Cassa nella scellerata operazione “Atlante 2”. Un racconto surreale, visto che il mancato ingresso della Cassa di Previdenza Forense nel Fondo si è dovuto solo alla nostra protesta, organizzata a mezzo facebook, che ha visto proprio in Giuseppe Fera e nel gruppo da lui fondato “No ad Atlante 2”, il baluardo della resistenza al nefando affare.

 

 

I minimi contributivi slegati dal reddito non sono una necessità, bensì una condanna, per i professionisti più deboli economicamente. Il miraggio di pensioni che ripagheranno domani delle privazioni che si impongono oggi, non incanta più nessuno. La questione pensionistica ormai in Italia esiste e non saranno certo i racconti autocelebrativi del Presidente della Cassa Forense ad impedire agli avvocati italiani di scegliere consapevolmente ciò che per loro è meglio.

Nuova Avvocatura Democratica continua la sua battaglia. Sapevamo che queste istituzioni forensi non hanno la minima credibilità. E’ tempo che tutti gli avvocati italiani lo sappiano e lo comprendano, per sovvertire un regime, affaristico e padronale, funzionale solo agli interessi della casta forense, arricchita mediante il prelievo forzoso dei poveri redditi di decine di migliaia di colleghe e di colleghi.

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