LUCKY LUCIANO

23 Gennaio, 2017 | Autore : |

Si avvicina il convegno del 26 gennaio in cui Nuova Avvocatura Democratica porterà fin dentro il Parlamento italiano il dibattito e le prospettive sulla previdenza del futuro. L’analisi dello scenario che riguarda l’argomento “pensioni” appare per certi versi propizio al confronto sul tema. Oggi molte testate giornalistiche danno ampio spazio alle critiche operate da Tito Boeri, n. 1 dell’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale).

Tito Boeri

In particolare il Presidente Boeri ha dichiarato:

“Nell’ambito del sistema pensionistico rimangono forti iniquità e differenze di trattamento macroscopiche, anche nell’ambito della stessa generazione, sulle quali fin qui non si è intervenuti”. 

 

Si tratta dell’ennesimo appello che mette al centro dell’attenzione l’iniquità sostanziale del sistema pensionistico italiano. Su questi aspetti, sull’iniquità della previdenza obbligatoria che vessa i giovani italiani, sulle prospettive della mutualità in un regime di contributivo puro, la nostra associazione ha elaborato linee operative chiare, che intendiamo perseguire, senza permettere che la paura del cambiamento lasci il paese e l’avvocatura in uno stato insostenibile. La mutualità obbligatoria, così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, è fallita. Occorre prenderne atto e voltare pagina. Tra pochi giorni daremo ampio riscontro ai tanti colleghi e simpatizzanti che ci chiedono di illustrare le nostre opzioni.

 

Nel frattempo la propaganda ufficiale della Cassa Forense arranca e i vertici dell’istituto cominciano ad avvertire aria pesante in sede. Il malcontento degli avvocati poveri e sfruttati, a cui si chiede di aderire ad un sistema pensionistico che sposta risorse indispensabili ad affrontare l’oggi, su un incerto domani, cresce a dismisura. Migliaia di avvocati italiani vedono nella Cassa Forense un nemico ostile e nulla possono le campagne clientelari sostenute dai megafoni del regime per far cambiare la percezione di questa realtà.

 

 

Il Presidente della Cassa poi, è nervoso. I social network  lo ossessionano. Nonostante il denaro, le elemosine e i tentativi di comprare il consenso degli avvocati, si rende conto di non riuscire a far presa tra coloro che non hanno potuto scegliere l’attuale Comitato dei delegati della Cassa Forense: gli emarginati, i giovani, i colleghi in crisi reddituale. I tentativi di spostare in avanti nel tempo il momento in cui dover rimettere in gioco stipendio e potere possono giungere al 2019, ma la richiesta di istituzioni forensi davvero rappresentative, in cui ci sia bisogno di vasto consenso per poter guidare le scelte su scala nazionale, gli fanno temere che le mance e i megafoni, pronti a rilanciare le iniziative della Cassa, non bastino a continuare a comandare. Un bel problema, vista l’indennità attualmente percepita. Un problema che necessita di mettere la sordina al dissenso e al malcontento, che “danneggia” l’avvocatura. Guai a parlar male delle istituzioni: le istituzioni forensi sono buone, oneste, capaci e regalano ai colleghi un sacco di caramelle.

A Pasqua poi, un coniglietto forense porterà di persona tanti doni a tutti i suoi paperini, fedeli, ossequiosi, obbedienti ed innamorati del “welfare attivo”, mentre decine di migliaia di avvocati italiani si cancelleranno dall’Ordine, perché se prima della legge professionale forense potevano tirare avanti, senza essere obbligati a versare contributi che non hanno, per una pensione che non avranno, oggi vengono ricattati dal sistema, che impone un peso insostenibile, per accompagnarli all’epilogo, inevitabile: l’abbandono della professione forense da parte di chi non è integrato nel regime.

 

 

 

In questo clima, il questionario inviato dalla Cassa Forense agli avvocati italiani può dare indicazioni interessanti sul grave disagio e sul distacco che l’avvocatura di base vive, rispetto alla cupola delle istituzioni ordinistiche. Si può compilare il form, trovandolo a questo link:

 

http://indagini.censis.it/cawi/index.php/581312/lang-it

 

E’ importante che molti avvocati di base manifestino la propria contrarietà alla previdenza vessatoria. Il processo di dissoluzione del regime dell’istituzionalizzazione forense si è messo in moto: occorre renderlo rapido, rapidissimo.

 

Non abbiamo alternative. 

 

 

 

 

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