IL PARADOSSO DI PLUTO

23 Gennaio, 2017 | Autore : |

I concetti di disuguaglianza sociale e sudditanza intellettuale sono fortemente radicati nella nostra società. Essi ci vengono inculcati fin dalla più tenera età dall’elite dominante, talvolta in modo subliminale. Un vero e proprio bombardamento di messaggi, comportamenti e dettami che mirano a soggiogare le menti. La stragrande maggioranza delle persone a lungo andare soccombe, accettando, più o meno malvolentieri, il giogo imposto. Ecco perché tanti sono propensi a sopportare le angherie del tiranno di turno, addirittura fino ad affievolire od annullare la propria libertà.

Oggi mi sono svegliato alle 04:15 circa, ai disadattati capita di dormire poche ore al giorno. Nella vana speranza di riaddormentarmi, ho messo il bollitore sul fuoco per preparare una tazza di camomilla ed ho iniziato uno zapping compulsivo davanti al televisore. Mi sono quasi subito imbattuto in un vecchio cortometraggio di Pluto. Sì, il cane di Topolino. In assenza di attività maggiormente degne della mia annebbiata attenzione, l’ho guardato con inusuale interesse e, con la complicità di un’alba lontana dal sorgere, ho pensato: “Che sfiga essere il cane di un topo!”.

Pluto è uno dei pochi personaggi Disney a non parlare e a non presentare caratteristiche antropomorfe; nondimeno, la sua espressività e gestualità gli consentono di incarnare diversi sentimenti e di avere una personalità che nel corso del tempo si è evoluta; non tanto, però, da umanizzarlo! Pluto resta sempre e solo una spalla comica per Topolino: il suo ruolo consiste essenzialmente nel combinare guai e innescare una serie di gag che arricchisce l’esile trama di fondo dei cortometraggi.

E’ interessante osservare, a questo punto, che anche Pippo e Pietro Gambadilegno sono dei cani.  A rigor di logica, dunque, i tre personaggi dovrebbero avere nell’universo Disney pari dignità. Ma non è così!

Pippo, infatti, seppur distratto e maldestro, è il miglior amico di Topolino; allo stesso modo, Gambadilegno, malvagio e prepotente, è l’arcinemico del personaggio principale. Entrambi hanno una forte identità, nel bene o nel male, entrambi hanno una propria indipendenza sociale ed emotiva.

Pluto, evidentemente, è più cane degli altri, posto nel limbo di quelli che esistono solo in funzione di altri e più importanti personaggi. A conferma di ciò, si noti come Pluto, pur essendo affidabile e generoso, ha come principale caratteristica la fedeltà. Totalmente dipendente dal “topastro”, è eternamente relegato al ruolo di “animale domestico”.

Pluto non è Pinocchio, non ha alcuna possibilità di evoluzione. Cane è e cane resterà, ma questo lui non lo comprende, perché è servo del padrone: fa le feste quando riceve un “osso”; scodinzola ad ogni “carezza”; si ritira nella cuccia quando ripreso; cala lo sguardo e mette la coda tra le gambe quando si alza il tono della voce; talvolta, esasperato dalle numerose ingiustizie subite, azzanna, ma sta ben attento a non ferire la mano che lo nutre, quella stessa mano sempre pronta a sculacciare per renderlo più mansueto.

D’altronde, diciamo la verità, come è possibile auspicare una presa di coscienza del proprio asservimento da parte di uno che non è neanche capace di avversare due inermi scoiattoli come Cip & Ciop?

Un attimo… prima ho affermato che Pluto non ha caratteristiche antropomorfe… bhè, mi sbagliavo!

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