UNA NUOVA MUTUALITA’ CON LA GARANZIA IPOTECARIA PENSIONISTICA

27 Dicembre, 2016 | Autore : |

Questo breve articolo illustra per la prima volta alcuni concetti che tenterò di sviluppare, all’interno di Nuova Avvocatura Democratica, per strutturare una risposta all’esigenza, sentita da più parti della società italiana, di superare le problematiche legate alla contribuzione previdenziale obbligatoria. Lo scopo delle idee e delle procedure che intendo proporre è quello di suggerire ai membri della nostra associazione ed agli osservatori di NAD una prima riflessione sul tema. Successivamente, nei prossimi mesi, cercherò, insieme ai colleghi del direttivo nazionale e ai nostri soci, di presentare una proposta di legge completa in ogni dettaglio, che provi ad affrontare il tema del superamento della mutualità obbligatoria sulla base di uno studio approfondito e sistemico, sia sugli aspetti etici, che su quelli che attengono alla tenuta del sistema paese.

 

Si tratta ovviamente di un lavoro che porto avanti da tempo e che necessita ancora di molto impegno, per poter essere strutturato e sorretto da uno studio che illustri prospettive e dettagli del progetto, ma nei prossimi mesi cercherò di offrire agli avvocati italiani le soluzioni che possano trasformare questo istituto, ovvero la “garanzia ipotecaria pensionistica”, in una valida alternativa al versamento coattivo dei contributi previdenziali. La diffusione di una serie di riflessioni, che affrontino i molteplici aspetti che questa proposta dovrà soddisfare, serve anche a far metabolizzare un concetto profondamente innovativo per la mutualità obbligatoria, ovvero quello che sostituisce la garanzia al versamento.

 

Ovviamente la finalità del lavoro che cercheremo di sviluppare, come associazione, lavorando assieme a quelle forze politiche nazionali interessate a raccogliere l’idea, è fondamentalmente quella di consentire il superamento di una situazione contributiva che per molti cittadini, e naturalmente per noi avvocati, è diventata non solo insostenibile, per via del peso degli oneri contributivi da versare, ma iniqua, sotto l’aspetto della remunerazione, in termini di pensione, degli esborsi costituiti dal versamento dei contributi previdenziali.

 

I presupposti di questa nuova visione della previdenza possono incardinarsi in quel processo di restituzione della natura liberale della professione forense, e più in generale possono contribuire al superamento di un rapporto vessatorio tra previdenza pubblica obbligatoria e gestione libera del proprio reddito disponibile. Particolare importanza riveste, in questa proposta, la valutazione approfondita dell’analisi sui costi e sui benefici del modello previdenziale definibile “a garanzia”, contrapposto a quello classico, basato sui contributi versati. E’ infatti fondamentale dimostrare che in questo frangente storico, la disponibilità di maggiori redditi, da destinare a consumi ed investimenti, contrapposti all’accantonamento coattivo di quote di reddito, in ragione degli obblighi previdenziali, possa rappresentare un’opportunità per l’intera società, coniugando esigenze individuali e collettive. Naturalmente analisi approfondite sul tema necessiteranno di sinergie che dovranno andare oltre Nuova Avvocatura Democratica e sicuramente ben oltre l’avvocatura italiana. Il progetto dovrà tentare di coinvolgere forze ed energie all’interno dell’economia e della politica. Uno sforzo importante, per il quale mi NAD si sta adoperando con dedizione.

 

La prima tappa del nostro progetto vedrà infatti un nostro incontro già il 26 gennaio 2017, a Roma, presso la Sala Parlamentare di Palazzo San Macuto. NAD sta cercando di fare in modo che in quella sede si possano incontrare alcuni rappresentanti delle diverse parti che potrebbero lavorare ad uno schema di previdenza diverso, valutando se il modello basato sulle garanzie possa sostituire, in tutto o in parte, il versamento dei contributi obbligatori.

 

Venendo all’ipotesi di cui all’oggetto della presente e sommaria presentazione, la garanzia ipotecaria pensionistica mirerebbe a sostituire con una garanzia patrimoniale l’esborso reddituale dovuto per fini di mutualità obbligatoria. Le finalità della garanzia dovrebbero naturalmente essere stabilite da una norma che indicasse quali soggetti possano godere di un simile regime pensionistico, vincolando una quota di patrimonio disponibile alle necessità che lo Stato ritenga inderogabili, sia in rapporto alle necessità di autosufficienza dell’individuo, una volta terminato il proprio processo di accumulazione reddituale da lavoro, sia per quanto attiene ai doveri di assistenza e solidarietà intergenerazionale e sociale.

 

La garanzia ipotecaria pensionistica non sarebbe peraltro un istituto totalmente innovativo, sfruttando un principio già riconosciuto dall’ordinamento italiano, ovvero quello di un bene immobile concesso in garanzia, in cambio dell’ottenimento di una somma di denaro. Si tratta del prestito vitalizio ipotecario, che pure è stato accostato, sia dalla dottrina che da alcune recenti esternazioni politiche, ad una forma di integrazione delle prestazioni previdenziali insufficienti a garantire agli anziani una quantità di reddito disponibile tale da bastare alle esigenze di vita del pensionato. La garanzia ipotecaria pensionistica agirebbe però in modo diverso, rispondendo a diverse finalità rispetto al prestito vitalizio. Lo scopo dell’istituto sarebbe quello di evitare una compressione del reddito disponibile dei cittadini, consentendo di vincolare all’erogazione di prestazioni previdenziali concordate con lo Stato, per importi e periodizzazione dell’erogazione, una quota del patrimonio individuale.

Altra analogia con il prestito ipotecario vitalizio, che pure potrebbe rispondere ad esigenze di mobilitazione di capitali altrimenti improduttivi e “non circolanti”, si otterrebbe immaginando che una garanzia ipotecaria di questo tipo vincolasse immobili residenziali nella disponibilità del soggetto garante, ovvero messi a disposizione dell’ipoteca di scopo dai suoi congiunti. Il bene ipotecato potrebbe comunque venire usato e messo a reddito, ma non alienato, dovendo concorrere, fino alla somma iscritta nell’ipoteca previdenziale, al finanziamento delle prestazioni assistenziali e pensionistiche considerate indisponibili ed obbligatorie dallo Stato.

 

Meccanismi di liquidazione del bene ipotecato, mediante versamento dell’equivalente ovvero vendita obbligatoria dell’immobile, al maturamento del diritto/dovere di corresponsione degli assegni previdenziali, potrebbero consentire – a regime – di ottenere le risorse per un nuovo sistema previdenziale, meno vessatorio nei confronti delle esigenze attuali degli individui, ma comunque in grado di mantenere un efficiente livello di prestazioni previdenziali, evitando situazioni di impoverimento ed indigenza delle future generazioni.

 

Naturalmente gli effetti su quella parte di previdenza costruita “a debito” delle generazioni future andrebbero valutati con attenzione, ma con la possibilità di costruire forme di garanzie “flessibili”, capaci di rendere più efficiente la gestione del patrimonio altrimenti improduttivo, si potrebbero liberare risorse aggiuntive per il sistema paese, che a saldo consentirebbero di bilanciare le minori entrate derivanti dal mancato versamento dei contributi. Un regime transitorio, che bilanciasse la concessione di una mutualità non più “pagata in anticipo”, bensì “garantita”, potrebbe prevedere forme limitate di versamenti a fondo perduto, tali da consentire il passaggio tra le due tipologie di sistema previdenziale.

 

I cittadini che potrebbero avere accesso a questa tipologia di sistema sarebbero sia coloro che scelgano di destinare i propri redditi attuali ad esigenze di consumo ed investimento impossibili, in ragione della pressione tributaria integrata da quella contributiva, sia da quei cittadini che vogliano e possano sottrarsi all’obbligo di previdenza finanziata e garantita dal reddito, potendo contare su un patrimonio sufficiente all’autonomia privata, anche in età da pensione. In entrambi i casi si avrebbe un’apprezzabile mobilitazione di risorse, capaci di inserirsi all’interno del circuito economico, con presumibili ricadute positive per l’intera economia nazionale.

 

 

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