MORTI GLI ORDINI, EVVIVA GLI ORDINI!

15 Gennaio, 2017 | Autore : |

La nostra associazione è unica nel panorama forense italiano. Nuova Avvocatura Democratica è infatti il solo soggetto politico forense che ha messo al centro della sua azione politica la lotta alle istituzioni forensi, riconoscendone e denunciandone la corruzione, il travisamento degli scopi per cui sono state costituite dalle leggi e gli elementi vessatori ed ingiusti, nei confronti dei più deboli, dei giovani e delle donne.

 

Il nostro agire ci pone fuori dall’avvocatura, ne siamo consapevoli. Questo perché il potere costituito ci impone di sottostare ad una serie di imposizioni del regime ordinistico: pagamenti di tasse annuali, contributi, sottomissione ad una potestà disciplinare, anch’essa utilizzata dall’Ordine in modo scandaloso, ricattatorio e corrotto.

Come abbiamo più volte illustrato, nei mesi di battaglia che questa nuova associazione già ha condotto, noi non riteniamo che l’Ordine degli Avvocati vada abolito. Al contrario, siamo certi che la corruzione, l’inettitudine e l’avidità degli Ordini circondariali, della Cassa Forense e del Consiglio Nazionale Forense siano il miglior viatico per coloro che, fuori e dentro l’avvocatura, vogliono abolire l’Ordine degli Avvocati.

 

Del resto è indubbio che l’Ordine Forense abbia fallito tutti gli obiettivi per cui la legge ne impone l’esistenza. Il punto è che troppi osservatori, siano essi colleghi o meno, identificano l’Ordine con i figuri che ne hanno decretato la decadenza. Nuova Avvocatura Democratica invece opera una netta distinzione, tra l’Ordine Forense, inteso come elemento di qualificazione degli avvocati e dell’avvocatura, e regime dell’istituzionalizzazione forense, ovvero quei duemila avvocati che in Italia usano il sistema ordinistico come “Cosa Nostra”. Non vogliamo la scomparsa della nostra professione e dunque del nostro Ordine: noi vogliamo la scomparsa del regime di affaristi e di approfittatori che sta distruggendo l’avvocatura, che vende gli avvocati alla politica, che usa incarichi ed uffici come strumenti di propaganda personale, al fine di trarne utilità economiche, dirette ed indirette.

 

 

 

La nostra situazione, di avvocati che lottano contro la corruzione e il malaffare operato dall’Ordine costituito, ci impone atti di disobbedienza verso le leggi. Lo statuto di Nuova Avvocatura Democratica in merito è molto chiaro: nessun socio viene spinto a violare le leggi, ma nessun socio può essere costretto ad obbedire a leggi palesemente ingiuste, quando le situazioni ne mostrano il fine, svelando i meccanismi della sopraffazione del potere.

 

La legge ci impone di pagare ogni anno una tassa all’Ordine forense, per poter esercitare la nostra professione. Purtroppo quella tassa non finanzia funzioni pubbliche, super partes, dell’Ordine, ma viene utilizzata dagli avvocati che siedono all’interno del Consiglio dell’Ordine per fare politica. Il denaro versato infatti, finanzia associazioni amiche del regime, muove interessi ed eventi politici, paga i biglietti dell’autobus usati dai Consiglieri dell’Ordine per portare i loro elettori a manifestazioni politiche da loro organizzate. Il tutto genera un sistema intimamente corrotto, in cui i Consiglieri dell’Ordine, che maneggiano il denaro, non lo fanno in modo giusto ed equo, ma se ne servono per fini di parte. Come se non bastasse, a somma beffa verso gli avvocati che non si piegano alla cupola e non fanno parte del “sistema”, quegli stessi consiglieri si candidano “contro” di noi, invitando gli avvocati del Foro a votare per loro e per i loro adepti e non per noi. Una vergogna, uno schifo, illegittimo ed inaccettabile, taciuto dai padrini annidati nel Consiglio Nazionale Forense ed osservato con distacco dalla pantomima di Ministro attualmente occupante (sic!) il prestigioso incarico a Via Arenula: tale Sig. Orlando Andrea, giurista per caso.

 

 

Ecco perché molti tra noi non intendono più versare questa tassa all’Ordine forense. Essa non è un elemento che viene utilizzato dall’Ordine per offrire servizi ed adempiere a funzioni pubbliche, bensì è uno degli strumenti che la cupola illegale che opprime l’avvocatura italiana usa per finanziare le proprie correnti politiche. Sappiamo che il potere costituito ci ricatta, parlando di sospensione dalla professione in caso di mancato pagamento di questo pizzo, ma combatteremo. Non abbiamo alternative.

 

 

 

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