IL CONSENSO COMPRATO

6 Novembre, 2016 | Autore : |

Dicono di avere il consenso, eppure nonostante lo comprino, di consenso ne hanno pochissimo. Se il regime dell’istituzionalizzazione forense in Italia riesce ancora a comandare l’avvocatura è solo grazie alle violazioni di legge concordate tra la mafia istituzionale e il Ministero della Giustizia, che ha consentito a gruppi di affaristi di continuare a gestire enormi somme di denaro, distribuendole a coloro che in cambio approvano i bilanci dei Consigli dell’Ordine, da anni, in modo del tutto acritico e senza averli nemmeno letti.

Nelle istituzioni forensi italiane non esiste nulla di legale. Il Consiglio Nazionale Forense è una cupola, totalmente insensibile ad ogni tipo di sollecitazione dell’avvocatura. L’unica interlocuzione concessa dalla cupola capeggiata da Andrea Mascherin agli avvocati estranei al regime ordinistico è stata lo sberleffo e lo scherno, ostentato in pubblico, con tutta l’arroganza e la presunzione di questo personaggio, che si crede ironico, solo perché i suoi cortigiani, come spesso è accaduto nella storia delle corti, gli fanno credere di essere dotato di un finissimo senso dell’umorismo.

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In realtà Mascherin non fa ridere nessuno, così come non fanno ridere coloro che ritengono legittima l’appropriazione del Congresso Nazionale da parte dei vari feudatari che comandano i Consigli dell’Ordine, perché il vizio del consenso, in quel caso, è all’origine. Capita spesso di leggere esponenti del regime ordinistico che si lanciano nella difesa delle cose “fatte” dal “loro” Consiglio. Stessa cosa accade per le cose fatte dal Consiglio Nazionale Forense. In pratica abbiamo istituzioni che si arrogano i meriti di un’attività “fatta”, personificando il ruolo dell’istituzione, operando una compenetrazione tra istituzione e soggetto che la occupa.

I soldi degli avvocati e le istituzioni previste dalla legge diventano così elementi di sostegno in favore di politicanti, che si pongono come dei veri padrini: ricevono “rispetto” e consenso dalle proprie “famiglie” in cambio di favori, elargizioni di denaro, patrocinio ad iniziative che asseriscono di essere culturali. I padrini nominano i “soldati” nelle commissioni, che a loro volta organizzano convegni, pubblicizzati e patrocinati da loro stessi, in cui Consiglieri dell’Ordine, quasi sempre analfabeti, fanno da relatori.

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Ecco perché il “sistema” non si preoccupa del consenso politico, ovvero di quello che ipoteticamente, istituzioni volte al controllo dei propri iscritti, che fanno politica per i propri iscritti, dovrebbero conquistare. I voti vengono comprati, vendendo servizi, pagati dai contributi degli avvocati al regime, che a loro volta i padrini spacciano come loro atti di magnanimità. Meccanismi che ricordano la distribuzione di mance e l’elargizione di offerte che i boss della Cosa Nostra americana puntualmente distribuivano nei loro quartieri, diventando idoli del popolino.

E’ questa la ragione per cui NAD – Nuova Avvocatura Democratica, sta discutendo delle iniziative, politiche e giudiziarie, utili a far venir meno la gestione del denaro degli avvocati da parte delle istituzioni mafiose forensi. Intendiamo rompere il patto di potere che il regime ordinistico ha stretto con i suoi cortigiani: uno dei modi per riuscirci è quello di far venir meno l’afflusso del nostro denaro nelle tasche dei padrini che lo usano per comprare consenso politico, che puntualmente usano contro di noi.

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