ELEZIONI COA: ANCORA NON CI SIAMO.

13 Novembre, 2016 | Autore : |
maggioritario
Nella relazione che la nostra associazione ha svolto a Potenza l’11 novembre 2016, abbiamo spiegato perché il sistema elettorale con cui si eleggono i Consigli dell’Ordine degli Avvocati italiani è totalitario ed inaccettabile. L’intervento della Dott.ssa Romaniello ha fornito un termine di paragone importante, per chi lo volesse cogliere. ANM (Associazione Nazionale Magistrati), associazione che può essere equiparata ad un plenum politico della magistratura, con oltre 8300 iscritti su 9100 magistrati, elegge i suoi Organismi dirigenti con un sistema elettorale proporzionale, con quozienti di lista e collegio nazionale.
Il Consiglio Superiore della Magistratura invece, equiparabile, per certi versi al Consiglio Nazionale Forense, elegge i propri componenti tra i magistrati con il sistema della preferenza unica, che impedisce ogni forma di accaparramento di voti da parte di componenti egemoni all’interno del corpo elettorale. 
 
A Potenza abbiamo spiegato perché un sistema con espressioni di voto limitate ai 2/3 del collegio maggioritario di lista, privo del quoziente di lista, sarebbe comunque sbagliato e retrogrado, lasciando l’avvocatura, ancora una volta, nel medioevo del diritto di cui è protagonista. Gli effetti totalitari del maggioritario di lista continuerebbero ad agire, potendo impedire senza alcun problema alle aggregazioni più piccole di esprimere una rappresentanza all’interno dei Consigli dell’Ordine.
 
E’ questo che in realtà si vuole. Per ottenere un effetto maggioritario, che consenta alla lista di maggioranza relativa, di ottenere i 2/3 dei seggi consiliari, basterebbe infatti inserire nel sistema elettorale relativo all’elezione dei Consigli dell’Ordine il quoziente di lista ed il premio di maggioranza al 66%, per la lista di maggioranza relativa. Questo consentirebbe alle liste piccole di ottenere una rappresentazione delle proprie idee e consentirebbe alla lista di maggioranza di dare coerenza alle scelte del Consiglio.
Con il quoziente di lista infatti, nei Consigli dell’Ordine dei Fori più grandi, che in base alla nuova legge professionale eleggono 25 Consiglieri, la % dei consensi che consentirebbe ad una aggregazione minoritaria, in presenza del quoziente di lista, di ottenere un seggio, è frutto di una semplice operazione matematica: 100/25. Basterebbe cioè il 4% delle preferenze di lista a far ottenere un seggio consiliare ad una piccola aggregazione.
 
Il quoziente di lista dunque non serve a rendere “frammentato” o “ingovernabile” il Consiglio dell’Ordine, ma assolve ad un’altra funzione, fondamentale per la democrazia ed il pluralismo: impedire l’accaparramento delle liste più grandi, ottenuto con artifici e raggiri.
Si immagini infatti questa situazione, che pure alcuni colleghi già paventano: la limitazione delle preferenze ai 2/3 degli eligendi porterebbe le aggregazioni largamente maggioritarie a tentare di eludere il limite, presentando due liste formalmente concorrenti, ma con candidati che siano espressione della stessa area. In tal caso, l’effetto maggioritario totalizzante del collegio unico, che priva il quoziente di lista di ogni rappresentanza, qualora i candidati “minori” riportino anche un solo voto in meno di quelli “maggiori”, potrebbe portare le liste egemoni, nei grandi Fori metropolitani, ad annullare ed aggirare il limite dei 2/3, cercando lo stesso di esprimere l’intero Consiglio dell’Ordine.
 
Solo il quoziente di lista impedisce che questo stratagemma (che l’avvocatura italiana egemone ha già messo in atto in passato), abbia successo, perché consente all’aggregazione che esprima una percentuale anche piccola di consensi all’interno del Foro, di concorrere all’assegnazione dei seggi riservati alle minoranze.
 
E’ per questo che un sistema elettorale con collegio maggioritario di lista è illegale ed improponibile, perché di fatto il solo limite dei 2/3 delle preferenze esprimibili non tutela le minoranze. Le proposte di legge che il Parlamento sta discutendo sono dunque tutte inadeguate. Occorrerebbe che il sistema elettorale relativo ai Consigli dell’Ordine diventasse un sistema maggioritario, con premio di lista e quoziente di lista, capace di garantire alla lista di maggioranza relativa il 66% dei seggi, e di tutelare le liste minoritarie, in modo da avere, perlomeno all’interno delle minoranze, una rappresentanza plurale e rispettosa delle individualità e diversità presenti all’interno dell’avvocatura.
 
Questo sistema toglierebbe ogni alibi ai gruppi egemoni presenti all’interno della categoria, e pur realizzando un sistema di voto a fortissima componente maggioritaria (il 66% alla lista di maggioranza relativa rappresenta un grosso premio di maggioranza, che praticamente solo gli avvocati avrebbero, visto che ovunque ci si ferma al massimo al 60%), sarebbe comunque in grado di garantire il pluralismo all’interno dei Consigli.
 
Il maggioritario di lista con quoziente di lista non fornisce alcun alibi e chi lo contesta, come sistema democratico e onorevole per risolvere lo stallo in atto per la vicenda elezioni COA. E’ un sistema ottimo, che farebbe fare all’avvocatura italiana un balzo in avanti epocale e la farebbe uscire dal medioevo della democrazia rappresentativa. Qualche parlamentare sarà in grado di ascoltare questo ennesimo appello che rivolgiamo alla politica, perché aiuti gli avvocati italiani ad uscire da una mortificante situazione di totalitarismo rappresentativo?

CERCA