DIGIUNARE PER SENSIBILIZZARE – PART TWO

29 Dicembre, 2016 | Autore : |

Quando abbiamo deciso di digiunare per i nostri colleghi in difficoltà abbiamo pensato a tutte le difficoltà che una simile iniziativa comporta. A cena, in una bellissima serata, in cui il direttivo nazionale si è riunito, con i membri tra loro più “vicini”, ci siamo guardati ed abbiamo capito che stavamo portando il livello dello scontro su un terreno che la politica forense italiana non ha mai toccato prima. Quando si scelgono azioni così drastiche per manifestare un problema ed a farlo è un gruppo di avvocati che da anni vivono la politica forense, con impegno e dedizione, vuol dire che davvero si è giunti ad un punto di non ritorno.

 

In effetti è così. La strategia di NAD per il 2017, di dare battaglia al regime dell’istituzionalizzazione forense, manifestando la crisi mortale dell’avvocatura di massa e sensibilizzando su questo aspetto la cittadinanza, nasce da valutazioni che il nostro direttivo ha ben ponderato. In primo luogo occorre sfatare un mito che gli italiani ancora coltivano, ovvero che gli avvocati siano ricchi. E’ un colossale falso storico. Gli avvocati, per colpa delle istituzioni forensi, corrotte, incapaci e voraci, sono poveri, spesso più poveri di altre categorie sociali. Noi di NAD vogliamo che questo dato risulti con chiarezza ed è per questo che abbiamo intrapreso un percorso, fatto di molteplici testimonianze, che rendano giustizia ad una mistificazione da superare, ad ogni costo.

 

Vi è poi il problema del rapporto di sfruttamento tra istituzioni rappresentative e avvocatura di base, incarnato da alcuni soprusi, davvero odiosi, da privilegi che gli esponenti del regime si sono concessi, in questi anni, incuranti della fame e delle sofferenze di decine di migliaia di colleghi. Le indennità di funzione dei vecchi padrini accasati al Consiglio Nazionale Forense e nella Cassa di Previdenza Forense devono essere revocate. Si tratta di una misura assolutamente necessaria, per ristabilire un principio, che il regime dell’istituzionalizzazione ha ormai calpestato: nelle istituzioni forensi si sta per spirito di servizio e non per lo stipendio.

 

Oggi il carburante del privilegio è costituito dall’appartenenza coattiva all’Ordine Forense, alla previdenza obbligatoria, a quelle sovrastrutture che non hanno concesso nulla agli avvocati, negli ultimi venti anni, ma che li sfruttano, imponendo gravosi dazi, contributi, tasse, che servono in larga parte a foraggiare i padrini del regime istituzionale. Noi di NAD vogliamo denunciare questa situazione, in modo che il denaro che oggi serve a rafforzare i centri di potere che vessano e schiacciano gli avvocati del libero foro torni nelle tasche dei suoi legittimi proprietari: i nostri colleghi. Vogliamo che quei denari finanzino i consumi e gli investimenti dei colleghi, necessari a costruirsi un futuro professionale più prospero e riteniamo che il regime non abbia più alcuna autorità o autorevolezza, capace di imporre vessazioni agli oltre 100 mila avvocati italiani che sopravvivono, in condizioni di grave precarietà.

 

NAD non ha mai ritenuto che l’Ordine Forense vada abolito. Al contrario, ci battiamo perché l’avvocatura torni ad un decoro che oggi è andato totalmente perduto, anche per colpa della retorica, che annebbia e confonde i più sul senso della parola “decoro”. Non riteniamo che i valori arcaici e vacui del regime rappresentino la linfa e l’anima che possa creare unità e costruire la classe forense in Italia. Per noi di NAD dove c’è miseria non può esserci decoro e dunque occorre dire con chiarezza ai nostri concittadini che l’avvocatura italiana è attualmente in condizioni indecorose, perché preda di una miseria, economica, morale e culturale, che ne mortifica gravemente libertà e dignità.

 

Abbiamo già subito “insulti preventivi”, ma abbiamo le spalle larghe. La lotta politica non ci spaventa, né ci spaventano i procedimenti disciplinari, le radiazioni dall’albo e tutto l’armamentario di minacce, spesso travestite da amichevoli “consigli”, che il regime, spaventato dalle conseguenze delle nostre azioni, ci rivolge. Andremo avanti, con la serenità di chi trova nella forza di una condivisione collettiva le ragioni per intraprendere gravosi sacrifici personali. Se sapremo essere uniti e sostenerci a vicenda, riusciremo a mostrare all’Italia che c’è un’avvocatura che soffre, che langue, che muore e che non frequenta i salotti della politica o della finanza, bensì gli studi malridotti ed umilianti di chi cerca spesso di sbarcare il lunario e campare la famiglia, senza certezze o tutele di alcun tipo.

 

L’opera di sensibilizzazione sui molti colleghi, cancellati dall’Ordine per fame, per impossibilità di reinventarsi, di mettersi al passo con gli oneri e le vessazioni che il regime ha ordito, per decimare gli avvocati meno abbienti, è un altro passo che NAD sta muovendo, verso quella definizione del quadro di crisi mortale vissuta dalla professione forense italiana, che deve diventare problema dell’intera società italiana. Noi non possiamo più accettare che la corruzione e l’amoralità delle istituzioni forensi, unita allo strapotere sui colleghi che la politica ha concesso loro, mietano vittime, spesso silenziose, anche tra coloro che potrebbero continuare ad esercitare la libera professione.

 

E’ questa la ragione per cui i tentativi di ridurre la nostra azione di sensibilizzazione ad una protesta verso il regime istituzionalizzato italico sono destinati a non avere fortuna. Noi non digiuneremo per protestare contro i privilegi e l’affarismo del Consiglio Nazionale Forense e della Cassa di Previdenza Forense, né per chiedere al regime ordinistico di concederci particolari promesse, buone a rabbonire il popolo inferocito. Noi vogliamo un processo di radicale cambiamento del ruolo e degli atteggiamenti delle istituzioni forensi italiane. Vogliamo che il rispetto dei colleghi più deboli divenga uno stile, la cifra dell’agire istituzionale, e vogliamo che le istituzioni diano un esempio di sobrietà e di abnegazione, rinnegando gli appetiti famelici a cui hanno dato sfogo in questi anni.

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