Da mappazzone indistinto a guida politica dell’Avvocatura? Ultima occasione per OCF

25 Maggio, 2020 | Autore : |

Direttivo Nazionale Nuova Avvocatura Democratica

L’emergenza Covid ha messo in evidenza la verità in ogni contesto delle società contemporanee. Nell’avvocatura italiana è emerso chiaramente quanto sia stato demenziale e/o criminale privare la categoria di un’istituzione forte a presidio dell’azione di rappresentanza politica.

Nei momenti di crisi si presentano occasioni uniche ed inaspettate per correggere tendenze che in tempi normali appaiono inarrestabili. OCF ed il suo coordinatore hanno un’occasione unica.

Incredibilmente la categoria, nel suo complesso, appare essere riuscita in un’impresa apparentemente impossibile: ipotizzare date di mobilitazioni, su piattaforme di rivendicazioni non precisate, in numero superiore a quello dei protocolli per lo svolgimento delle udienze spuntati come funghi presso gli uffici giudiziari italiani. Iniziative astrattamente lodevoli nell’intento, ma caratterizzate in buona parte da velleitarismo, autoreferenzialità e molto spesso da inconsistenza nella definizione delle rivendicazioni.

Sarebbe ora che OCF con in testa il suo coordinatore, Malinconico, prendesse la guida di un grande movimento dell’avvocatura, con un’azione che funga anche da definitivo riscatto dalla condizione di minorità verso un CNF destinato, per sua intrinseca natura, a tutta altra funzione. Per fare cosa? A nostro avviso: 1) mettere immediatamente in moto ciò che può andare avanti telematicamente (quasi tutto il civile, l’amministrativo ed il tributario, tutta l’”adempimentistica di cancelleria” ed una piccola parte di penale). Questo assetto libererebbe, in conseguenza, una considerevole mole di risorse da poter allocare al penale, caratterizzato da una minima e residuale applicabilità del telematico; 2) esigere una riforma della magistratura che ridimensioni lo strapotere del giudicante, introducendo la separazione delle carriere, al fine di arginare la partitizzazione ed il degrado della stessa; 3) ridefinire lo status dell’avvocato. Se non siamo impresa, come affermato per negarci il contributo a fondo perduto del DL 34/2020: via l’Irap, reintroduzione delle tariffe ed inderogabilità delle tariffe minime. Se siamo impresa…si ammettano senza distinguo alcuno gli avvocati al contributo a fondo perduto e si sdogani definitivamente l’avvocatura rispetto all’accesso alla finanza agevolata (fondo perduto e prestiti) comunitaria e nazionale; 4) pretendere un massiccio piano di pagamento dei crediti degli avvocati verso le pubbliche amministrazioni; 5) pretendere una ristrutturazione del sistema giustizia, oggetto di un’incuria sistematica da anni. In un momento di grande fermento in termini di mobilitazione di risorse finanziarie, spesso in direzioni discutibili verso realtà economiche decotte, occorre rivendicare un piano di allocazione di risorse per la giustizia (edilizia giudiziaria, risorse umane, efficientamento attraverso ulteriore digitalizzazione dei servizi). Possiamo illuderci con tutte le soluzioni alternative di definizione delle liti che vogliamo, ma si è evidenziato in questi anni che senza una giurisdizione solida ed efficiente alle spalle ogni ipotesi di giurisdizione alternativa è destinata a fallire miseramente. La giustizia è un’infrastruttura essenziale per qualsiasi democrazia industrializzata. Vanno immesse più risorse e bisogna porre fine alla nevrosi di ridefinizione compulsiva delle norme processuali, portatrice esclusivamente di ulteriore caos. Occorre, nel civile, allargare le maglie delle impugnazioni, sia di merito che di legittimità, per arginare il pericolosissimo strapotere del monocratico di primo grado.

Dobbiamo recuperare credibilità e per farlo dobbiamo mettere al centro delle nostre battaglie un concetto latitante da sempre nelle nostre agende: l’efficienza. Non recupereremo mai credibilità e centralità sociale se non ci poniamo il problema di funzionare. Per funzionare è necessario affrontare le sfide della contemporaneità. La prima è l’ulteriore digitalizzazione. E sia ben chiaro: certe sfide o le affronti e le vinci o ti lasciano a terra. Quello che ci sta accadendo dal 2008 lo mette chiaramente in evidenza con la perdita del 50% di reddito medio pro capite.

OCF faccia un lavoro di sintesi di tutte le istanze in campo e mobiliti l’avvocatura in un’unica grande manifestazione nazionale. Non c’è scelta. Altrimenti si rischia di soccombere definitivamente.

Dobbiamo provare a restare in piedi ora per riconquistare domani la perduta grandezza. Benché troppi abbiano una visione della categoria priva di ambizione ed antimoderna.

OCF: se ci sei, batti un colpo!!!

Direttivo Nazionale Nuova Avvocatura Democratica

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