DELEGAZIONE DISTRETTUALE NAPOLI – INCONTRO DEL 4 APRILE

4 Aprile, 2017 | Autore : |

Ho chiesto che il presente intervento fosse messo agli atti dell’incontro tenutosi oggi, a Napoli, alle ore 12.00, presso l’aula Metafora del Palazzo di Giustizia. 

 

La nostra delegazione distrettuale si riunisce oggi, per la prima volta, dopo sei mesi dal Congresso Nazionale che, pur dichiarato Organo “permanente” a Rimini, non si è mai più riunito dopo l’8 ottobre 2016. Ci riuniamo a Napoli mentre, a pochi chilometri da qui, il Presidente della Cassa Forense illustra, per l’ennesima volta, la sua personalissima visione di una previdenza forense che debba fare assistenza, il suo welfare C-attivo. Un welfare che non serve ai colleghi, vittime della crisi dell’avvocatura di massa e della mala gestio delle istituzioni forensi, ma aiuta moltissimo il Presidente Luciano e la sua ristretta corte di fedeli, a costruire entrature e sinergie con settori della politica, della finanza e dell’economia italiana che,  saranno  utili soltanto a qualcuno, al termine degli innumerevoli mandati ricoperti in Cassa Forense.

Fissare questa riunione, nello stesso giorno in cui presso il Tribunale di Napoli Nord si tiene questo incontro esplicativo, è stato un grave errore, ma sono convintissimo che si sia trattata solo di una nefasta coincidenza e non di un modo per evitare a qualcuno di partecipare ad entrambi gli appuntamenti.

Ad ogni modo oggi siamo chiamati qui per ricevere “comunicazioni in merito all’attività di OCF”. Constato che OCF è un Organismo nato già morto, vittima non solo delle illegittimità e della frammentazione che ne hanno dettato la nascita, ma di un modo di agire che sta già amplificando tutti gli effetti di questa scelta scellerata. Ne cito solo alcuni: elezioni palesemente viziate, proprio a Napoli, considerate legittime perché “dobbiamo lavorare e non abbiamo tempo da perdere con la legalità”; violazioni dello statuto, che vedono OCF assumere posizioni su tutto ciò che vuole, mentre il suo ruolo dovrebbe limitarsi  all’attuazione delle mozioni del Congresso permanente.

La scelta dell’Organismo di attuare unicamente le mozioni degli ultimi tre Congressi Nazionali è incomprensibile. Non si comprende, infatti,  secondo quale criterio, i Congressi di Venezia e Bari che, non essendo permanenti, impediscono di fatto un rapporto di indirizzo e controllo con l’attuazione dei propri deliberati, possano essere ritenuti vivi, al solo fine di trarre da quei consessi, ormai normativamente e politicamente superati, alibi per un’azione arbitraria ed abusiva. Perché solo Rimini, Venezia e Bari? Perché allora non Milano o Maratea? Domande che non trovano alcuna risposta.

Passando ad altro, è grave ed imbarazzante la vicenda legata al bilancio dell’Organismo. Grazie all’imperizia di chi ha varato il suo statuto, OCF è ancora senza finanziamenti, dopo sei mesi dalla sua deliberazione. Di chi la colpa, forse dei social network, come direbbe il Presidente della Cassa Forense?

Oggi siamo stati convocati anche per dire la nostra in merito ad una manifestazione che si dovrebbe tenere in data 13 maggio, su proposta dei COA di Roma e Napoli. Sul punto, mi è giunta voce, che allo stato non mi smentita, di dichiarazioni del Presidente del COA di Roma che risuonano come una sirta di minaccia all’organismo: “o fate ciò che vogliamo noi oppure noi lo faremo lo stesso, senza di voi”. Si potrebbe dire, rispetto a ciò che avveniva in OUA: cambiar tutto perché nulla cambi. I COA agiscono come feudi indipendenti e fanno esattamente ciò che gli pare. La rappresentanza unitaria? Ritenta, sarai più fortunato.

In mezzo a questo cupio dissolvi, il Consiglio Nazionale Forense continua a fare il bello ed il cattivo tempo, assommando poteri arbitrari che non hanno pari in alcun paese civile. Un Organismo di nominati, che rappresenta solo i Cassazionisti, e dunque la parte più vecchia dell’avvocatura, che continua a giudicare i colleghi, flirtare con il Ministro della Giustizia, parlare di attività politica, senza alcuna legittimazione. Il CNF è dunque, di fatto, il verso signore e padrone dell’avvocatura italiana, con potere di vita e di morte su ogni avvocato libero e non allineato che osi mettere in discussione questa indegna concentrazione di poteri.

Già, ma il Congresso? Che ne è, a distanza di soli sei mesi da quella pantomima in cui i promotori del nuovo corso ci promettevano per esso un ruolo fondamentale, di tali promesse? Il nulla: il Congresso Nazionale Forense oggi è un Organo totalmente esautorato. Eravamo stati convocati a Rimini esclusivamente per consentire ai COA di assumere su di sé ogni potere, rinnegando la distinzione tra funzioni pubblicistiche di controllo sugli iscritti e quelle sindacali e politiche. Il disegno, con la liquidazione dell’OUA, non ha portato alla nascita di una rappresentanza politica, ma alla morte di qualsiasi possibilità di una rinascita delle istituzioni forensi italiane, limitando ancora di più quei flebili spazi di opposizione al CNF che pure, con voce strozzata, si erano levati dall’OUA nel biennio 2014 – 2016. Oggi, con la nascita di OCF, anche tale flebile possibilità di riequilibrio pare definitivamente tramontata.

E i problemi dell’avvocatura? Chiaro, sono tutti lì, amplificati dalla sovrapposizione dei soggetti che assumono di parlare a nome di noi tutti. Guardiamo solo agli ultimi giorni: UCPI si astiene sul DDL penale, ma non se ne accorge nessuno; il giornale del Presidente del Consiglio Nazionale Forense continua a divorare milioni di euro dei nostri colleghi, nel più totale disinteresse della cittadinanza e dei colleghi; le indennità che i capi delle istituzioni si concedono o si aumentano a proprio piacimento, scavano un solco insopportabile tra vertici e base, facendo perdere qualsiasi autorevolezza a chi continua a considerare i propri incarichi “cosa nostra” ed ancora, i Consigli dell’Ordine restano nel caos, senza regole per votare, in prorogatio illegale e continuando ad agire come se fossero nella pienezza dei propri poteri.

Da nessuno in Italia, se non da Nuova Avvocatura Democratica, sono emersi progetti di norme elettorali legittime, contenenti sia la preferenza plurima che il quoziente di lista, indispensabile per votare democraticamente e legittimamente, qualora si scelga di mantenere un sistema di preferenze diverso da quella unica. Una vergogna senza limiti.

Ci sono poi i dettagli, apparentemente secondari, ma invece indicativi. Non comprendo ad esempio perché OCF abbia scelto come organo di trasmissione ufficiale delle proprie riunioni una radio gestita da delegati al Congresso, e dunque da politici forensi, uomini di parte, che fanno la “loro” politica. Non comprendo perché non si scelga di affidare tale servizio ad una Radio imparziale, o meglio… lo comprendo perfettamente e non mi piace per niente.

 

In questo quadro dunque sono stato invitato ad esprimere il mio “prezioso contributo” alla vita di OCF. Ebbene, il mio contributo non può che essere basato sui valori che continuano a guidare il mio agire politico, che ho già espresso a Rimini, a Congresso, prendendo la parola dal palco per denunciare il malaffare e l’autoritarismo regnanti all’interno delle istituzioni forensi italiane.

Ribadisco dunque, qui ed ora, che l’avvocatura italiana potrà evitare la sua morte solo se cercherà di costruire un governo unitario e plurale, che si occupi della politica della categoria con voce sintetica ed unica, attraverso elezioni di un Congresso che avvengano con sistemi elettorali legittimi. Diversamente, se la situazione rimarrà quella attuale, questi nostri incontri resteranno delle sterili pantomime, in cui i capi delle fazioni ordinistiche richiameranno dall’oblio quei delegati permanenti che io, nei sei mesi che hanno fatto seguito al Congresso Nazionale, non ho mai visto impegnarsi in favore della classe, al solo fine di esprimere nuovamente un acritico “obbedisco” alle loro proposte.

L’avvocatura muore perché le istituzioni non sono autorevoli, democratiche, rappresentative delle donne e dei giovani. La soluzione a tutto questo non è la manifestazione del 13 maggio,  ma un Congresso straordinario, che faccia nascere un Congresso democratico ed un governo unitario della categoria, che possa parlare per tutti gli avvocati italiani e in cui tutti gli avvocati italiani si possano riconoscere.

 

Avv. Salvatore Lucignano

delegato al XXXIII Congresso Nazionale Forense

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