I PARADOSSI DELL’INSIGNIFICANZA

13 Giugno, 2017 | Autore : |

Lo studio del presente articolo darà diritto ad un credito formativo in materia non obbligatoria. 

 

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E’ un tema di cui mi sono occupato spesso, ma è fondamentale per una crescita della politica forense italiana: i paradossi dell’insignificanza. Quante associazioni forensi ci sono in Italia? MIGLIAIA. I paradossi dell’insignificanza insegnano a valutare correttamente i presupposti logici e politici delle azioni, senza lasciarsi orientare da percezioni distorte.

Lo scopo di un’associazione forense può essere di varia natura. Lo statuto dell’associazione dovrebbe riportare chiaramente lo scopo dell’aggregazione. I mezzi per raggiungere uno scopo devono essere sottoposti al rasoio di Occam, per valutarne l’adeguatezza, in rapporto agli obiettivi dichiaratamente perseguiti.

 

Le associazioni forensi si possono catalogare astrattamente in due grandi coppie di insiemi:

 

 

ASSOCIAZIONI NAZIONALI                             ASSOCIAZIONI LOCALI

ASSOCIAZIONI GENERALISTE                       ASSOCIAZIONI SPECIALISTICHE 

 

 

Questo quadro di insieme, volutamente leggibile nelle varie direzioni di inferenza logica (diagonale, orizzontale, verticale), consente già di capire, “visivamente”, alcuni aspetti dei paradossi dell’insignificanza, ovvero la difficoltà nel definire ed analizzare  a priori gli scopi dell’associazione ed i mezzi organizzati per perseguirli.

Mi spiego subito: un’associazione che si voglia definire “nazionale”, quali caratteristiche deve possedere? Quale radicamento, quali numeri, quale partecipazione, quale potere elettorale? Quanti rappresentanti nei consessi nazionali? Sono domande lecite, eppure i paradossi dell’insignificanza le eludono costantemente.

 

LA FORMAZIONE DEI GRUPPI CONGRESSUALI 

 

Una delle ragioni per cui il Congresso Nazionale Forense è una farsa che non è mai servita a nulla è che gli avvocati italiani non hanno mai imparato cosa sia la politica forense. Gli avvocati italiani, sostanzialmente, non hanno alcunaa cultura politica e coloro che si gettano in politica, lo fanno quasi sempre in ragione di un’astratta passione, ma senza i mezzi per poter operare.

La trasformazione del Congresso Nazionale in “permanente”, operata nell’ottobre del 2016 a Rimini, avrebbe dovuto suggerire l’adozione di un modello parlamentare per il Congresso stesso. La presentazione di mozioni, unico momento che rispecchia questa impostazione, necessitava infatti di un numero di sottoscrizioni minimo, con provenienza da un numero minimo di distretti (se la memoria non mi inganna).

Ciò che però mancava e che  ancora manca, al Congresso “permanente”, sono i gruppi. A Rimini anche Nuova Avvocatura Democratica ha potuto godere di questa mancanza. Io infatti ho potuto tenere il mio intervento, pur rappresentando un’associazione che aveva eletto solo due delegati, e così via, gli interventi che si sono succeduti hanno mostrato sostanzialmente la forza di chi riusciva ad imporre il suo diritto di dire, o la sua capacità di dire, ma non certo la rappresentatività necessaria per dire.

 

Se avessimo creato dei gruppi, avremmo potuto sapere correttamente chi votava cosa, chi sosteneva cosa, avremmo potuto identificare la bulimica massa di delegati, corpo volutamente informe, in modo da poter cominciare a fare politica forense, riconoscendo interlocutori e posizioni. Ciò non è avvenuto e non avviene, perché il Congresso Nazionale DEVE restare un elemento di bulimia cazzoide, inutile, ipertrofico e così facilmente controllabile.

 

 

L’O-NANISMO E I SUOI FANTASMI 

 

L’o-nanismo dell’associazionismo forense italiano è uno degli elementi che mi sforzo maggiormente di combattere. La parola è un neologismo di mia invenzione, l’uso del tratto consente di dare doppio senso al significante letterale.

Torniamo infatti ai paradossi dell’insignificanza. Le associazioni forensi italiane somigliano a questa figura:

 

 

Come si può notare, l’associazione vuole essere nazionale, affrontare i problemi dell’avvocatura italiana, avere le dimensioni che le consentano di incidere sulle scelte e gli scenari nazionali e per questo… si rinchiude in una dimensione localistica, di per sé inidonea allo scopo dichiarato, rinuncia ad acquisire un numero di iscritti rappresentativo di varie regioni italiane, dimentica che l’assenza di legami tra espressioni forensi di varie realtà impedisce di poter trovare sintesi che esprimano quelle realtà.

Il paradosso dell’insignificanza è che tutti quelli che generano associazioni forensi, lo fanno per scopi dichiaratamente altisonanti, che affrontino problemi enormi, ma fatalmente, la stragrande maggioranza di questi idealisti, costruisce piccoli scrigni di voti, utili al massimo a farli eleggere in qualche consesso locale, rinunciando aprioristicamente ad atti e mezzi coerenti con gli scopi dichiaratamente perseguiti.

 

 

SECONDO TEOREMA DELL’INSIGNIFICANZA POLITICA

 

Il secondo teorema, nella logica dell’indeterminazione, dice che:

 

  1. se fondi un’associazione nazionale composta da quattro gatti che agiscono in sede locale, o sei un coglione o un opportunista, in ogni caso non otterrai lo scopo dichiarato. 

 

E’ un teorema non “pulitissimo”, ma la natura qualitativa del concetto imponeva una definizione elastica e fluida della funzione. L’avvocato che vuole combattere i giganti, molto spesso fa di tutto per essere un nano. L’insignificanza politica non fa sconti, agisce secondo leggi precise. Il secondo teorema è la principale tra queste leggi.

 

“All in all, it’s no one’s fault
Excuses turn to carbon walls
Blame it all on chemical intercourse.”

 

 

Avv. Salvatore Lucignano

 

 

 

 

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