“CARI AVVOCATI, MI VOGLIO CAMBIARE…”

26 Dicembre, 2016 | Autore : |

Sono 180 gli articoli che abbiamo postato dal lancio del nostro sito internet. Abbiamo toccato molti temi, cercando di dare ovviamente priorità alla politica forense. La distanza del sistema di gestione e di indirizzo della categoria dalla professione svolta come “mestiere”, è un dato di fatto che si manifesta anche con il silenzio. La capacità di far scivolare nell’oblio le notizie scomode per il regime è facilitata dall’assenza di organi o strumenti di informazione forense che trattino la vita politica dell’avvocatura italiana come un unicum, legando le scelte e le conseguenze alle premesse.

 

Il nostro sito internet è il primo vero archivio politico dell’avvocatura italiana, di facile consultazione, che mira ad offrire agli avvocati che verranno un prodotto editoriale, rigorosamente gratuito e privo di finalità commerciali, in cui i documenti della lotta al regime si possano leggere attraverso il trascorrere del tempo, dando senso alla battaglia di Nuova Avvocatura Democratica. L’esistenza di questo soggetto associativo, che finalmente ha convogliato le istanze e le aspirazioni di quegli avvocati che vedono nelle istituzioni forensi italiane il principale ostacolo alla rinascita della nostra professione, mi permette di guardare a questo 2016 come ad un anno positivo. Ciò che serviva alla battaglia era proprio un soggetto radicale, autofinanziato, che finalmente impostasse la propria azione in termini di scontro frontale con il regime, marcio e corrotto, che sfrutta gli avvocati italiani. Ora questo soggetto c’è, ha una propria voce libera e contiene un primo nucleo combattente, che mira al rovesciamento dell’assetto affaristico, gerontofilo e padronale, che impedisce che in Italia si possa finalmente parlare di “avvocatura”, invece che di bande di avvocati.

 

Certo, l’idea che una categoria come la nostra, così abulica e refrattaria alla sintesi, possa riconoscersi nel concetto di classe, è davvero residuale. Non solo i padrini del regime, ma anche molti sudditi, fanno spallucce quando si parla di “avvocatura”. I penalisti, gli ordinisti, i capetti delle associazioni “ridicolmente non rappresentative”, tutti questi soggetti ritengono che l’avvocatura non esista e parlano ai propri avvocati. E’ la plastica dimostrazione dell’impotenza della categoria forense. Si immagini un collega se tale schema fosse stato applicato dai notai, nella campagna scatenata contro l’avvocatura, quel “rottamate la tutela” che ha visto il complice silenzio del Consiglio Nazionale Forense. I notai allora hanno agito come un unico corpo, scatenando un’offensiva contro gli avvocati che ha ottenuto tutti i loro obiettivi, con la benedizione di Andrea Mascherin. Si immagini qualcuno se allora un notaio di Bergamo avesse detto “ma i miei obiettivi sono diversi da quelli di un notaio di Napoli…” Macché! Tutti uniti contro gli avvocati, con molti avvocati, piccole associazioni conniventi ed istituzioni forensi, comprate e assoldate alla causa. Risultato? Vittoria! Stralcio delle norme che consentivano l’asseverazione anche agli avvocati e tanti saluti alla prima pietra di un possibile edificio di attività che ci proiettassero nel futuro.

 

Uno dei maggiori limiti della rappresentanza ordinistica è proprio questo: le bande territoriali che si muovono nello scenario politico del paese, essendo sostanzialmente provinciali e prive di una visione d’insieme, risultano totalmente irrilevanti. Assieme alle ragioni che impongono una rappresentanza politica totalmente disgiunta dalle funzioni pubbliche svolte dagli Ordini, per conto dello Stato, questo è un altro aspetto per cui l’avvocatura non può assolutamente nascere, fino a quando a comandarla saranno i padrini che comandano gli Ordini circondariali. Naturalmente Nuova Avvocatura Democratica continuerà a dedicare al progetto di palingenesi della classe forense tutte le energie necessarie. Siamo consapevoli che una classe o è democratica e sintetica o non è. Ci rendiamo conto che le bande autonome, che attualmente esercitano il proprio potere su feudi ristretti, sono inutili e continueremo a produrre, con cadenza quotidiana, riflessioni e azioni che illustrino il senso della nostra battaglia.

 

Le centinaia di cancellazioni dei colleghi che non sono riusciti a trovare nella professione forense un progetto di vita in grado di offrire sussistenza economica e gratificazione morale non sono purtroppo un accidente inaspettato. Lo avevamo detto, sapevamo che ci sarebbero state. E’ tutto scritto. Sapevamo che il progetto del regime, gestito dalla vorace e subdola Cassa Forense, a stretto contatto con il Consiglio Nazionale Forense, aveva questo scopo. Ci stanno riuscendo in pieno, anche perché non ci sono ostacoli, salvo Nuova Avvocatura Democratica, che è davvero l’unico e solo avversario del regime. Volevano una pletora di mendicanti, vogliono che l’assistenza ai mendicanti sia la cifra di una professione di uomini e donne non più liberi, ma schiavi delle briciole elargite da chi si arricchisce gestendo la torta del “welfare attivo”. Il Consiglio Nazionale Forense, divenuto ormai un consesso di professionisti della politica forense, rivaleggia con la Cassa in una sola cosa: farsi ed aumentarsi gli stipendi pagati da tutti gli altri, dai morti di fame. Nuova Avvocatura Democratica combatte, denuncia, invita i colleghi alla rivolta, ed è fiera della propria solitudine.

 

In questi giorni il buonismo istituzionale si è sprecato. Noi di NAD non ci siamo uniti ad esso. I nostri auguri ai colleghi sono stati un invito alla battaglia contro il regime delle istituzioni forensi, non certo un melenso inno al “volemose bene”. I nostri punti di riferimento sono stati altri: non Calamandrei, il povero Calamandrei, ignorato e citato a sproposito dai tanti spacciatori di  decoro forense che infestano le istituzioni del regime. Noi abbiamo preferito pubblicare il discorso più famoso di Martin Luther King, quell’inno alla libertà, ottenuta attraverso la lotta, che può indicare un riscatto ad una categoria che ancora non è classe e che solo attraverso una lotta cruenta potrà diventarlo.

 

Non siamo violenti, ma non siamo passivi. Leghiamo dunque il pensiero di King a quello di Mahatma Gandhi. Vogliamo organizzare una lotta vera contro il regime, fatta di attivissima resistenza, e non di supina accettazione della sopraffazione. I cardini di questa azione di contrasto si ritrovano proprio in alcuni aforismi che riassumono il pensiero e l’azione di due esempi, che spesso, per la propria indisponibilità ad accettare i soprusi del potere costituito, furono dipinti come “violenti”. Noi non facciamo cose che ci convengono, e come insegnava il reverendo King, combattiamo contro il regime solo perché è giusto. Non invitiamo i nostri colleghi ad una battaglia utile, non offriamo servizi, fotocopie, chiavette gratis, non offriamo bandi per l’acquisto dei personal computer, non offriamo formazione nominale gratuita. Combattiamo contro i nostri interessi, non riceviamo indennità o rimborsi. Combattiamo perché è giusto. Sappiamo che la nostra lotta danneggia noi, la nostra professione e le nostre famiglie, ma continuiamo, solo perché è giusto.

 

Sappiamo che la nostra resistenza verrà tacciata di violenza. Siamo preparati. E’ tutto già scritto, già visto. Quando ci si ribella al potere costituito e istituzionalizzato si viene additati come “agitatori”, “sobillatori”, disturbatori della pubblica quiete. Del resto “molti uomini hanno vita di quieta disperazione…” Cit. Thoreau.

Noi no. Non vogliamo usare i nostri talenti per scalare posizioni nel sistema ordinistico, diventare consiglieri dell’Ordine, vendere servizi inutili a colleghi che possano ricambiare i favori con i voti, ambire al Consiglio Nazionale Forense e allo stipendio pagato dai nostri colleghi. Questa è una vita di quieta disperazione che volentieri lasciamo ai padrini del regime e a tutte le loro bande.

Noi vogliamo resistere, sacrificarci, seguire la strada della nostra coscienza, anche se siamo consapevoli che le nostre azioni di resistenza attiva, la nostra disobbedienza civile, ci porteranno a subire i provvedimenti del regime che incideranno sull’esercizio della nostra professione. Siamo consapevoli che il prezzo da pagare per la nostra libertà sarà alto, perché non c’è riscatto senza libertà e la libertà spesso si deve conquistare a caro prezzo.

 

Le azioni che Nuova Avvocatura Democratica metterà in atto nel 2017 segneranno il vero punto di rottura dell’acquiescenza generalizzata al regime dell’istituzionalizzazione forense. I maggiordomi dei padrini hanno già messo mano con la propaganda e faranno il proprio dovere, da bravi servitori. Molti diranno che siamo “pazzi”.

 

Quando si agisce secondo un precetto morale dettato dalla coscienza, con la consapevolezza di non operare per il proprio interesse, ma per quello di un’idea e di un ideale di avanzamento collettivo, l’ultima cosa di cui ci si deve preoccupare sono le parole dei vigliacchi. I vili non hanno cittadinanza tra gli uomini e non sono avvocati, se non di nome. Fama di loro il mondo esser non lassa, diceva un grande pensatore fiorentino. Andiamo avanti. Combattiamo, non accettiamo che la mitologia della vita di quieta disperazione ci trasformi in mestieranti dall’atteggiamento passivo. Resistiamo attivamente alle ingiustizie perpetrate dal regime dell’istituzionalizzazione forense.

 

Il nostro Natale sia un momento di raccoglimento, in attesa della tempesta.

 

CERCA