PERCHE’ OUA E’ MORTA – I DOCUMENTI

4 Gennaio, 2017 | Autore : |

Proseguo nel mio viaggio, attraverso questi anni travagliati, pubblicando un altro documento, sempre da me inviato alla mia amica Mirella Casiello, ultima Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura. Non lo faccio ovviamente per mettere alla berlina sue responsabilità politiche personali, che pure non ho mai mancato di mostrarle, ma per far comprendere le ragioni della nostra scelta a coloro che si chiedono come mai Nuova Avvocatura Democratica abbia inaugurato la dottrina della “rottura del flipper”. I tentativi di interlocuzione con le istituzioni forensi, da noi compiuti in questi anni, sono stati totalmente inutili. Ogni lezione, di diritto, di politica, di dignità, è stata irrisa e derisa dal Consiglio Nazionale Forense, dalla Cassa Forense e dai Consigli dell’Ordine appartenenti al regime.

Se dunque ci si chiede perché stiamo agendo per la distruzione di questo cancro, non possiamo che rispondere, utilizzando il motto della nostra associazione, che lo facciamo perché “NON ABBIAMO ALTERNATIVE”.

Il documento che segue, datato 24 novembre 2014, è una comunicazione da me indirizzata all’allora Presidente dell’OUA, con cui chiedevo all’ Organismo di spendersi, nell’immediatezza dell’emanazione del SOVIETICHELLUM, perché fosse denunciato lo scandalo e si trovassero immediatamente soluzioni. Buona lettura.

 

Gentile Presidente,

il regolamento pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, Decreto del Ministero della Giustizia del 10 novembre 2014, n. 170, recante le modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi, a norma dell’articolo 28 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, rappresenta un atto di inaudita gravità, non solo per l’avvocatura, ma per l’intera società italiana. La sciatteria e scorrettezza del testo, gli elementi totalitari delle norme regolanti le votazioni, pensati per favorire l’aggregazione del consenso verso posizioni di potere, scevre di qualsiasi indirizzo amministrativo dei consigli da eleggere, il disprezzo dei principi costituzionali previsti a tutela della dialettica tra cittadini, ancor più grave, se pensiamo alla natura ed alle funzioni dell’avvocatura, fanno di questo regolamento un atto eversivo, sia nei suoi fini che nel suo contenuto.

Contro l’eversione, praticata dallo Stato per favorire interessi che nulla hanno in comune con la gestione legale della cosa pubblica, gli avvocati hanno il dovere di reagire, combattendo per la difesa dell’ordinamento democratico.

Questo regolamento elettorale appare chiaramente emanato per impedire agli avvocati italiani di partecipare alla vita civile del paese,  impedendo che le proprie rappresentanze istituzionali future vedano al proprio interno un’adeguata presenza di colleghi giovani e delle nostre colleghe.

         Molti tra di noi, nei mesi scorsi, avevano indicato pubblicamente, ed atteso con dignità, le soluzioni che avrebbero consentito di fare di questo atto un elemento accettabile del nostro faticoso percorso di rinnovamento, ma il testo licenziato dal Ministero della Giustizia fa strame di ogni tentativo di interlocuzione, presentando un regolamento non emendabile, illegale, in palese contrasto con le più elementari norme Costituzionali.

Questo testo ci sottopone dunque, come avvocati e come cittadini, ad un inaccettabile ricatto, al quale individualmente non intendo e non posso sottostare.  Mi rifiuto infatti di considerare l’ipotesi di rinnovare la mia rappresentanza istituzionale forense, legittimando, con il mio voto, un atto dello Stato eversivo.

Ritengo che il dovere del tuo ufficio, in un momento così drammatico per la nostra categoria, sia quello di combattere per la difesa dei principi che giustificano l’esistenza dell’avvocatura e che, soggetti ad una così palese violazione, non lasciano agli avvocati italiani altra scelta che non sia la ribellione e la disobbedienza civile.

Ti invito pertanto a denunciare immediatamente la natura illegale ed inaccettabile del regolamento elettorale, a guidare l’avvocatura italiana in forme di protesta ferme e dure contro lo Stato, responsabile, in una sua articolazione, di sottoporre gli avvocati italiani al rispetto di obblighi che negano i valori su cui è stato costruito questo paese.

Ti chiedo, con rispetto, ma con assoluta fermezza, di usare il tuo ufficio per comunicare al Ministro della Giustizia, Sig. Andrea Orlando, che gli avvocati italiani non possono tollerare che un simile atto trovi stabilità all’interno del nostro ordinamento, che gli avvocati italiani sono chiamati alla tutela della Costituzione Italiana e che piegarsi ad osservare questa norma vorrebbe dire accettare una forma di regime totalitario, incompatibile con la natura stessa della nostra professione.

Ti invito a fare di questa battaglia una linea di demarcazione netta e non negoziabile, che imponga allo Stato di rivedere la norma resa pubblica quest’oggi e, data la drammaticità del momento, ti invito ad attivarti in questo senso con la massima urgenza.

Certo della tua attenzione, ti saluto e ti auguro di agire per il meglio.

 

Napoli, 24/11/2014                                   Avv. Salvatore Lucignano

 

CERCA