L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUO’ GENERARE DISUGUAGLIANZE E INOCCUPAZIONE DI MASSA.

5 Agosto, 2018 | Autore : |

 

Un articolo che voglia rispettare il titolo avrebbe forse poco da dire. La diffusione periodica di dati che riguardano la crisi dei redditi dell’avvocatura italiana non serve affatto a migliorare la percezione delle problematiche da parte della categoria. In Italia le rappresentanze forensi continuano ad essere selezionate con meccanismi che privilegiano l’appartenenza ordinistica, le relazioni personali e le clientele, a discapito della politica, dell’indipendenza e della capacità di analisi estranee al mantra dominante. Con questo non voglio assolutamente cercare assoluzioni postume alle difficoltà personali incontrate nel far accettare analisi che ho provato insistentemente a diffondere, ma nemmeno possiamo illuderci di ignorare che consenso e valore sono elementi che nella nostra categoria, non meno che nella società italiana considerata nel suo insieme, sembrano spesso viaggiare in direzioni contrastanti.

 

Tempo fa parlai di populismo istituzionale. Confermo questa impressione. L’avvocatura italiana e la sua politica sono completamente avvinte in una triste e sterile vena di populismo istituzionale, che riesce a formare una classe ancorata a valori arcaici, inutili, privi di qualsiasi aderenza con la realtà e con le pratiche che ci consentirebbero una buona politica. Persino avere una visione sistemica della professione forense, provare ad immaginarne gli sviluppi e a prevederne gli approdi, è totalmente inutile ai fini dell’acquisizione del consenso necessario ad agire per migliorare e cambiare. Il quadro di coscienza e consapevolezza è talmente deteriorato, i meccanismi che selezionano i gruppi dirigenti sono talmente inefficienti, da rendere spesso inutile un diretto impegno nella diffusione di concetti utili al miglioramento delle condizioni della classe.

 

In questi mesi comunque, continuerò ad analizzare l’impatto della robotica sui nuovi equilibri di mercato del lavoro.

La fideistica convinzione che il mercato ed i robot aiutino la società ad essere più uguale, più giusta, più felice, è una scempiaggine, spesso interessata, propinata da chi controlla i capitali che si stanno investendo nelle innovazioni robotiche. La presenza di un fenomeno di stagnazione dell’occupazione di massa nelle nostre società non può più essere ignorata. La compressione dei redditi da lavoro, il ricatto della moltitudine, dell’automazione, della delocalizzazione, pone l’individuo in una condizione di minorità, di schiavitù economica e sociale, nei confronti dell’innovazione tecnologica, e tutto questo non ha nulla a che fare con il valore etico del termine “sviluppo”.
 
Occorre ripudiare la grottesca visione del cambiamento e del nuovo come sinonimo del buono o del meglio. L’etica pubblica, il diritto alla felicità ed al benessere di ciascuno, il diritto ad un mondo in cui le risorse, presenti e future, vengano considerate privatizzabili solo nella misura in cui garantiscono a tutti un adeguato tenore di vita, devono guidare i processi di innovazione del ciclo economico. Diversamente, se le macchine e l’intelligenza artificiale serviranno solo a trasferire ancora maggior valore verso il capitale speculativo, la rendita e lo schiavismo legalizzato, sarà inutile parlare di “progresso” per gli scenari che ci attendono nei prossimi anni.
Occorre rendersi conto che la disuguaglianza, come effetto dell’innovazione, è da mettere nel conto delle cose possibili. In questo senso appare forse utile concludere questo articolo con un’intervista che Stephen Hawking ha rilasciato alla rivista Quartz nel 2015, che illustra molto bene i rischi della disuguaglianza contenuti nello sviluppo dell’automazione degli ultimi anni.

Stephen Hawking: Robots aren’t just taking our jobs, they’re making society more unequal.

By Akshat RathiOctober 9, 2015

 

In July, Reddit announced that the famed physicist Stephen Hawking would answer questions in its popular ask-me-anything forum. However, due to Hawking’s busy schedule and difficulty responding to live questions, the answers were to be posted later in the year.

On Thursday (Oct. 8), answers to nine questions were posted. Quartz picked out the highlights below.


How long will it take to develop artificial intelligence (AI)?

There’s no consensus among AI researchers about how long it will take to build human-level AI and beyond, so please don’t trust anyone who claims to know for sure that it will happen in your lifetime or that it won’t happen in your lifetime.

When it eventually does occur, it’s likely to be either the best or worst thing ever to happen to humanity, so there’s huge value in getting it right.

What happens when AI can evolve to become more intelligent?

It’s clearly possible for something to acquire higher intelligence than its ancestors: we evolved to be smarter than our ape-like ancestors, and Einstein was smarter than his parents.

If this happens (to AI), we may face an intelligence explosion that ultimately results in machines whose intelligence exceeds ours by more than ours exceeds that of snails.

Why are you worried about the rise of artificial intelligence? 

The real risk with AI isn’t malice but competence. A superintelligent AI will be extremely good at accomplishing its goals, and if those goals aren’t aligned with ours, we’re in trouble.

You’re probably not an evil ant-hater who steps on ants out of malice, but if you’re in charge of a hydroelectric green energy project and there’s an anthill in the region to be flooded, too bad for the ants. Let’s not place humanity in the position of those ants.

Have you thought of “technological unemployment,” where machines take all our jobs?

The outcome will depend on how things are distributed. Everyone can enjoy a life of luxurious leisure if the machine-produced wealth is shared, or most people can end up miserably poor if the machine-owners successfully lobby against wealth redistribution. So far, the trend seems to be toward the second option, with technology driving ever-increasing inequality.

Would an AI have these basic drives, and if not, would it be a threat to humankind?

An AI that has been designed rather than evolved can in principle have any drives or goals. However, as emphasized by Steve Omohundro [a computer scientist and expert on machine learning], an extremely intelligent future AI will probably develop a drive to survive and acquire more resources as a step toward accomplishing whatever goal it has, because surviving and having more resources will increase its chances of accomplishing that other goal. This can cause problems for humans whose resources get taken away.

What is the one mystery that you find most intriguing, and why?

Women. My PA reminds me that although I have a PhD in physics, women should remain a mystery.

What is your favorite song and movie? 

“Have I Told You Lately” by Rod Stewart and Jules et Jim (1962).

What was the last thing you saw online that you found hilarious?

The Big Bang Theory.

 

Ecco. Siccome noi avvocati facciamo sempre enorme fatica a dare credito agli avvocati che studiano, forse le parole di uno dei massimi luminari del nostro tempo potranno godere di maggior credito. La disuguaglianza e l’inoccupazione di massa generata dalla mitizzazione del mercato e dell’innovazione tecnologica sono effetti reali e rappresentano rischi concreti per il prossimo futuro dell’umanità. A dirlo non è il piccolo Lucignano, ma Stephen Hawking. L’avvocatura italiana, che già vive una singolarità finale, con lo scoppio della bolla legata alla crisi dell’avvocatura di massa, dovrebbe occuparsi di questo, se vuole garantire a 242 mila occupati nel nostro settore una transizione non traumatica. Diversamente, non facciamoci illusioni. Non sarebbe la prima volta che la fine di una stella in espansione coincida con un’esplosione distruttiva. Magari gli individui violentemente espulsi dal sistema andranno altrove. Per l’universo tutto ciò non ha molta importanza. Chiediamoci piuttosto se per noi avvocati ne abbia.

 

Avv. Salvatore Lucignano

 

 

CERCA