Brevi precisazioni criminologiche sui disturbi mentali

18 Ottobre, 2016 | Autore : | Tags: ,  

In criminologia si è cercato di stabilire una correlazione tra malattia mentale e crimine. Accurate indagini cliniche e ricerche di tipo epidemiologico e statistico hanno dimostrato che la maggior parte dei delinquenti non presenta disturbi psichici di rilievo e che i malati di mente non commettono reati in percentuali superiori alle persone normali.

EVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI MALATTIA MENTALE

In epoche antecedenti all’Illuminismo, le gravi anomalie della condotta di certi individui e l’incomprensibilità del loro comportamento furono intesi come espressione di una malattia o come effetto di una possessione demoniaca.

Dopo l’epoca illuministica, ai primi dell’800, col nascere della psichiatria, la follia fu ritenuta in modo inequivocabile malattia della mente e come tale curabile.

La malattia mentale non era altro che un difetto della volontà e dell’autocontrollo e doveva essere curata con quella che fu denominata terapia morale, ossia con sistema educativo e pedagogico. Il pazzo doveva essere rieducato al vivere sociale.

Con lo sviluppo delle scienze mediche la malattia mentale fu considerata come una qualsiasi altra malattia organica che colpiva il cervello anziché gli organi; il malato pertanto doveva essere ricoverato in appositi ospedali, i manicomi, affinché fosse curato e custodito.

La psicoanalisi rivoluzionò ancora il concetto della malattia mentale con l’affermare che esistono malattie della psiche dovute a cause soltanto psicologiche, e non necessariamente a cause organiche. Il pazzo non fu più considerato come un individuo radicalmente diverso dagli altri, ma un uomo sofferente che non aveva retto ai conflitti del vivere e che poteva essere aiutato con strumenti psicoterapeutici. L’avvento degli psicofarmaci, per prima la cloropromazina (1952) demolì per sempre il mito dell’incurabilità dei disturbi mentali. In Italia nel 1978 ci fu l’abolizione degli istituti psichiatrici, sostituiti da presidi psichiatrici o da reparti psichiatrici negli ospedali comuni, per degenze di breve durata.

RILEVANZA DEI DISTURBI MENTALI AI FINI DELLA RESPONSABILITA’

Premesso che il disturbo psichico non comporta una maggiore inclinazione a compiere delitti, ci si deve occupare del problema della responsabilità da attribuire al malato di mente che commette un reato.

La questione è stata affrontata dai codici moderni secondo 3 indirizzi:

  • il metodo puramente psicopatologico, che considera non punibili i malati che abbiano commesso un reato soltanto se affetti da quelle determinate malattie indicate nei codici quali, ad es, psicosi, ritardo mentale e demenza;
  • il metodo esclusivamente normativo, secondo il quale il soggetto non è responsabile se al momento del fatto era incapace di intendere e volere, prescindendo dall’esistenza di una malattia psichica;
  • il metodo psicopatologico normativo, che consiste nell’accertare prima la presenza di un’infermità psichica e di valutare poi l’incidenza sulla capacità di intendere e volere al momento del delitto consumato.

Quest’ultimo metodo è quello accettato dalla maggior parte dei paesi europei e dal codice penale italiano. Ai fini della valutazione della responsabilità, il nostro codice va oltre prevedendo le 2 ipotesi del vizio parziale e totale di mente a seconda che l’infermità escluda o limiti la capacità di intendere e di volere.

RELAZIONE TRA DISTURBI MENTALI E PERICOLOSITA’

Statisticamente i malati di mente non commettono più delitti di quanti ne commettano i sani e per quanto concerne la pericolosità, molti studi criminologici hanno accertato la scarsa correlazione tra malattia mentale e pericolosità.

In ogni caso la pericolosità va accertata caso per caso.

Per quanto concerne l’insufficiente prevenzione va detto che la psichiatria ha dei limiti sulle possibilità di previsione della futura condotta violenta di una persona normale, figuriamoci di un malato di mente. E non può che rispondere con prognosi riservata ossia gravata da molte incognite se richiesta di esprimere il giudizio sulla probabilità di commettere nuovi fatti previsti dalla legge come reati che è il concetto di pericolosità sociale previsto dal nostro codice penale l’art 203.

RELAZIONE TRA INTELLIGENZA E CRIMINALITA’

Il ritardo mentali si caratterizza per un insufficiente sviluppo dell’intelligenza rispetto alla media, che comporta inadeguatezza o incapacità nell’adattamento sociale.

Tale capacità dipende dall’entità del disturbo; vi sono forme lievi e forme gravissime per le quali l’autonomia è impossibile anche per le funzioni più elementari.

Le cause del ritardo mentale sono di natura biologica, insorgono fin dalla nascita e impediscono il maturarsi dell’individuo. Le alterazione celebrali sono provocate da malattie varie, da infezioni dell’encefalo, da anomalie cromosomiche.

Per quanto concerne il rapporto tra intelligenza e criminalità, nel caso di insufficienze gravissime, il rapporto è nullo perché questi malati non partecipano alla vita sociale e non hanno opportunità di commettere reati. Ad es. i portatori di handicap meno gravi spesso diventano strumenti della criminalità organizzata, sono vittime di sfruttamento, quali il vagabondaggio e la prostituzione. Se commettono reati questi sono di scarsa rilevanza: furti senza astuzia, atti osceni sui minori.

Dal ritardo mentale deve tenersi distinta la demenza, che deriva dal deterioramento progressivo che interviene dopo la maturità; si manifesta con perdite di memoria, di interessi. Sotto l’aspetto criminologico la demenza può dar luogo a comportamenti disturbanti, a condotte impulsive, a reati sessuali di minore gravità. Si tratta in ogni caso di una delittuosità poco rilevante.

LE PSICOSI

Con il termine psicosi si può definire qualsiasi malattia mentale che ponga l’individuo nell’incapacità di comprendere adeguatamente il significato della realtà in cui vive.

Molteplici sono le manifestazioni del fenomeno psicotico come delirio e allucinazione.

Il delirio è un disturbo dei giudizio che consiste nella formazione di idee e convincimenti in netto contrasto con la realtà.

Vi è delirio di persecuzione, quando lo psicotico è convinto contro ogni evidenza che altri stiano tramando contro di lui.

Nel delirio di influenzamento, il malato è convinto che in qualche modo altri influenzino il suo pensiero.

Nel delirio di riferimento, lo psicotico crede che gli altri si riferiscano a lui in modo malevolo, parlando sottovoce, alludendo.

L’allucinazione invece è la convinzione di vedere, udire o avere altre percezioni senza che in concreto esista ciò che si percepisce. Il malato ad es. può vedere animali o figure inesistenti.

Le allucinazioni oltre che visive e uditive, possono essere anche tattili, olfattive e gustative.

LA SCHIZOFRENIA

La schizofrenia è una malattia mentale grave, di solito a decorso cronico o recidivante, caratterizzata da una metamorfosi globale di tutta la personalità che modifica radicalmente l’opinione che l’individuo ha di se e del mondo.

Ai fini criminologici è importante distinguere 2 fasi della schizofrenia: 1) la fase attiva; 2) la fase residuale o cronica.

La fase attiva è caratterizzata da deliri e allucinazioni; in questa fase è probabile che si verifichino azioni violente su persone o cose.

Nella fase residuale il comportamento è più lineare anche se persistono episodi di ritiro sociale; in questa fase vengono commessi reati di poco conto, esibizionismo, ingiurie, disturbi della quiete pubblica.

LA PARANOIA

La paranoia è una sindrome delirante cronica caratterizzata da un delirio sorprendentemente coerente, schematizzato, rigido e immodificabile che però non si accompagna mai ad allucinazioni.

Le varietà cliniche di paranoia si distinguono a seconda dei diversi contenuti dei deliri:

il delirio di persecuzione; il delirio di querela; il delirio mistico-religioso e di riforma; delirio di gelosia e deliri di grandezza.

Sotto il profilo criminologico, il paranoico appare agli altri come persona normale anche perché spesso il delirio appare convincente per l’apparente aderenza alla realtà. Tuttavia i comportamenti del paranoico possono sfociare in reati di vario tipo: dalla querulomania (calunnia, diffamazione, ingiurie) all’omicidio o ferimento del suo presunto persecutore o coniuge ritenuto infedele.

LA DETENZIONE COME CAUSA DI DISTURBI MENTALI

Metodi di detenzione che impongono all’individuo l’isolamento dalla società, la lontananza dagli affetti che la carcerazione comporta, possono provocare lo sviluppo di una afflittività che la carcerazione comporta, possono provocare lo sviluppo di una sintomatologia psichica caratterizzata da ansia e deliri, quasi sempre di tipo persecutorio e talvolta associati a fenomeni allucinatori, come ad es. la sindrome di Ganser, frequente in detenuti in attesa di giudizio per aver commesso gravi reati

PERVERSIONI SESSUALI

Si definiscono perversioni sessuali o parafilie tutti quei comportamenti sessuali che differiscono in modo rilevante da quelli normali, naturalisticamente intesi.

L’anormalità di un comportamento sessuale si può valutare secondo tre aspetti particolari: quello medico, quello sociologico, quello giuridico.

L’aspetto medico-psichiatrico si riferisce alla morbosità delle varie perversioni e dalla loro descrizione; l’aspetto sociologico qualifica come devianti le condotte contrarie al costume di un certo contesto culturale; l’aspetto giuridico identifica le condotte che costituiscono reato e che prevede nel codice.

Dal punto di vista descrittivo si possono proporre due grandi categorie di perversioni sessuali.

Nella prima vi è fondamentalmente la scelta di un oggetto anormale per il rapporto sessuale (pedofilio, feticismo, necrofilia); nel secondo gruppo non è tanto l’oggetto di scelta che appare anomalo quanto la finalità e la modalità del rapporto stesso (voyeurismo, esibizionismo, sadismo, masochismo).

Da un punto di vista sociologico alcuni comportamenti sessuali vengono qualificati come devianti perché contrari alle norme del costume e della morale del tempo (omosessualità, pedofilia, incesto, poligamia, la maternità di una nubile).

Dal punto di visto giuridico, certi tipi di perversione hanno un interesse criminologico diretto perché implicano inevitabilmente la commissione di delitti, come nel reato di atti osceni, corruzione di minorenni nell’esibizionismo.

In caso di concomitante infermità mentale, la condotta sessuale anomala non è che un sintomo della malattia; ad es. la pedofilia del ritardato mentale è la conseguenza dell’incapacità a conquistare un partner adulto per cui la sua attenzione viene rivolta verso obiettivi più facili come i bambini.

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