COME UN KOALA TRA LE FIAMME, CRONACHE DA UN PRESIDIO DI RACCOLTA FIRME

9 Gennaio, 2020 | Autore : |

In questi giorni i media restituiscono la tragedia ecologica australiana, un miliardo di animali morti tra i roghi appiccati da infami piromani.
Il maggior tasso di mortalità si è avuto tra i Koala, animale simbolo dell’Australia, lento, abitudinario. Basti pensare che si ciba solo di eucalipto sulla pianta dove la madre lo ha svezzato. Incapaci di scappare, perchè evoluti perfettamente in una lentezza utile solo in condizioni di normalità, ora sono quasi estinti. La reazione all’incendio è stata, per tanti, il salire più in alto. Ma gli alberi non sono infiniti in altezza, i rami alti si spezzano.

Lentezza, abitudinarietà, incapacità di affrontare il cambiamento.

Sembra la descrizione perfetta dello stato dell’Avvocatura italiana evolutasi in condizioni sociopolitiche oggi drasticamente mutate. L’impoverimento generale del sistema dei traffici economici ha ridotto l’ecosistema di riferimento costringendo gli avvocati ad inseguire la sussistenza. Poco eucalipto e migliaia di individui a contendersi le poche foglioline rimaste. L’incendio, provocato dalle forze di reazione economica e politica, li circonda e uccide senza possibilità di scampo.

Lenti e marginali, fiacchi e stupiti.

Il mondo muta attorno all’Avvocatura e l’avvocatura si perde nel dibattere di un mondo che non c’è più e che non può tornare. Capo chino a contendersi le ultime foglie pensando di essere ancora in una rigogliosa foresta.

Nulla sembra spronarla. Dall’inizio del nuovo millennio l’incendio si fa sempre più vasto e l’Avvocatura “percossa e attonita” non riesce a far altro che mugolare.

Il contatto diretto coi colleghi spesso induce i pochi illusi in una reazione a rassegnarsi all’estinzione.

Nuova Avvocatura Democratica, in tre anni di intensa attività, ha tentato di spronare la specie ad una reazione, ma, forse, chi nasce Koala è destinato a morire tale.

Ha denunciato l’iniquità di un sistema previdenziale inadeguato, mortificante, paludato per ritrovarsi, col Delegato Cassa Avv. Giuseppe Fera, a predicare inascoltato, in un deserto morale e culturale, riforme necessarie.

Ha denunciato l’impossibilità di uscire dallo stato di minorità senza una radicale ristrutturazione del sistema della rappresentanza forense, oggi parcellizzato in inutili organismi, ecosistemi di illegalità, incapaci di sedere al tavolo della Giustizia rivendicando il proprio peso specifico.

Ha evidenziato il darwinismo professionale spinto, operato attraverso politiche di dumping, teso ad una riduzione del numero degli avvocati non su basi di merito o culturali, ma attraverso le leve economiche.

La coscienza della Categoria, però, sembra ancora nella più profonda catalessi.

In questi giorni, la doverosa sollecitazione ad una reazione alla riforma della prescrizione, l’allarme dinanzi alla pochezza dell’Avvocatura politica nel confronto col giustizialismo imperante, la frustrazione davanti alla marginalità al tavolo delle riforme del rito civile, sembrano patrimonio di un’esigua minoranza di Colleghi.

NAD sta raccogliendo firme e sollecitando i Colleghi riguardo la riforma della prescrizione e con la richiesta di dimissioni dell’Avv. Mascherin, fallimentare apice di CNF, organismo altrettanto fallimentare nella sua azione politica.

Tanti sottoscrivono, barlume di speranza, ma molti accelerano il passo senza un saluto, altri balbettano scuse risibili adducendo di essere troppo impegnati, altri ancora sembrano alieni da ciò che accade come se vivessero in un paradosso spaziotemporale che li pone altrove. Koala che si arrampicano più in alto pensando infinito il proprio albero.

“Oggi non posso firmare, ho la febbre”, “Non firmo per le dimissioni di Macherin, non lo conosco”, “Mascherin chi?”, “Io non firmo, dobbiamo bloccare tutto”, “Riforma Bonafede, scusa Collega non ho seguito, mi informo e poi firmo”, alcune delle risposte che dovrebbero essere fatte oggetto di procedimento penale per istigazione al suicidio, ma chi milita, sacrificando tempo, denaro e famiglia, ha maturato, nel tempo, anticorpi forti e continua ingoiando amaro.

Cosa ci spinge a farlo? Non siamo Koala e non ci rassegniamo all’estinzione. Non siamo, e né saremo mai, complici della violazione dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale e da secoli di evoluzione del diritto.

Le fiamme che ci avvilupperanno, se lo faranno, ci troveranno a testa alta, sguardo fiero, coscienza monda.

Alla fine la scelta è semplice: Koala o Avvocato?

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